Siamo stati tutti colpiti dalla morte di due grandi calciatori, Luca Vialli e Siniša Mihajlović. I due campioni hanno affrontato la malattia – lunga, insidiosa, implacabile – da grandi atleti, uscendo a testa alta dal campo, tra gli applausi, nonostante la sconfitta.

Nella narrativa generale che li definiva “guerrieri”, c’è stata la voce “fuori dal coro” di Pierluigi Battista: “Ho il cancro, ma non chiamatemi guerriero … Invece degli squilli di tromba di chi ti esorta a fare il gladiatore, chi si sta impegnando allo spasimo per uscirne vivo avrebbe bisogno di affetto, di vicinanza, di attenzione, di ascolto, di non essere lasciato solo”.
Infatti la vera forza di Luca e di Siniša sono state le famiglie e gli amici!

Recentemente, al funerale di una giovane donna che aveva affrontato con fede e letizia la drammatica e impari lotta con la malattia, nella predica il celebrante ha detto che “l’importante è che la morte ci trovi vivi”. Si tratta di una famosa e fortunata frase di Marcello Marchesi, uno dei più grandi attori e autori di teatro e di tv. In un suo libro, il protagonista, un anziano signore nel letto di malattia, esamina la sua vita, tracciando un bilancio tra ricordi e fatti. Il malato si libera del “Malloppo” (questo è il titolo dell’opera) che si porta appresso, tra vicende della infanzia, gli amori di gioventù e le difficoltà dell’età matura.

Recentemente ho avuto la possibilità di guidare i visitatori ad una mostra multimediale sulla figura del beato Giuseppe Ambrosoli, morto in solitudine, da solo e in esilio. Eppure, nelle tante prove della vita diceva: “Vai avanti con coraggio. Non c’è mai stato un giorno in cui mi sia pentito della scelta fatta. Anzi, questa mia scelta è un’avventura meravigliosa”. Veramente la morte è crudele, può essere banale e brutta. Quello che è importante è come si è vissuto, fino all’ultimo: il “malloppo” che ci portiamo appresso è entusiasmante (ci lega all’essere, al significato di tutto)? Possiamo dire che vale veramente la pena (soffrire per) vivere?

La morte porta all’estremo il desiderio profondo del ricco e del povero, del grande atleta e del misero e fragile sconosciuto al mondo.

Il vero guerriero è ciascuno di noi, quando resta fedele al desiderio profondo di vita e felicità che ci anima.

L’esistenza è una promessa di vita. Eterna.