Abbiamo lasciato alle spalle il mese di maggio, mese mariano per eccellenza, e per questo scelto dal Papa per la maratona di preghiera per invocare la fine della pandemia e la ripresa delle attività sociali e lavorative. A conti fatti, c’è stata tanta partecipazione di popolo, tanto lavoro dei mezzi di comunicazione che hanno “coperto” il mondo e tanto impegno dei Santuari, che all’unisono hanno fatto salire la preghiera in cielo.

Il contagio rallenta vistosamente in alcuni Paesi e meno in altri, e Papa Francesco invita a “continuare a chiedere al Signore che protegga il mondo intero dalla pandemia”. A cercare di proteggerlo c’è anche la propaganda martellante pro-vaccino che ha sbaragliato qualsiasi concorrenza che – pur non essendo no vax o non complottista – vorrebbe poter dire (o sentire dire) una parola diversa sul vaccino, le cure, la prevenzione: non per forza contro, ma complementare, beneficamente alternativa per una informazione che attualmente non è a 360 gradi, come anche la democrazia nella comunicazione suggerirebbe.

La direzione unica dell’informazione sul vaccino, sta creando – contrariamente a quanto si prefigge – la crescita di sospetti e inquietudini tra la popolazione più attenta a questi fenomeni “forzatamente” di massa, come la vaccinazione in questo particolare momento storico.

I vaccini sono già di per sé un tema divisivo: zittire una parte ritenuta scomoda potrebbe generare, col passare del tempo, un rigurgito così forte di domande da non poterle più eluderle, nella speranza che le poche “verità” di oggi lo siano anche domani, e le tante incertezze di oggi diventino certezze domani. Sulla salute non si scherza!

Chiedere pluralità di informazione non è mai un “peccato”; lo è stato quando, per non averla chiesta, per non averla ottenuta o per non aver voluto concederla spontaneamente, sono saltate fuori dalla storia tante vicende di “umana miseria” (tanto per usare un eufemismo).