Sesto appuntamento dell’Università del dialogo, venerdì 21 aprile nel salone dell’oratorio.

Il relatore, Giuseppe Morrone, docente di storia e filosofia all’Istituto “Europa Unita”, ha tenuto una conferenza dal titolo “Religione e spiritualità, il complesso rapporto e l’eterno conflitto fra le istituzioni religiose e l’intimo spirituale”.

Conferenza spigliata e di alto livello culturale che ha coinvolto in particolare, questa volta, la comunità laica.

Morrone, dopo una breve introduzione in cui ha spiegato come fede e religione abbiano una stessa radice in quanto intrinseche, ha citato Marx, filosofo allievo di Feuerbach – quello de “l’uomo è ciò che mangia” – che aveva passato buona parte della sua vita a studiare la religione e i suoi effetti sull’uomo ed era giunto alla conclusione che l’oggetto religioso è nell’uomo, e coscienza e conoscenza di Dio sono una forma indiretta di autocoscienza dell’uomo.

Marx critica il maestro perché, egli pensa, la religione offe all’uomo una fuga emozionale dalla realtà, e lega il suo pensiero alla critica del capitalismo.

Morrone ha sostenuto che il bisogno di spiritualità nasce nell’uomo per non sentirsi solo quando soffre.

Nel Medioevo la fede è pubblica e si identifica con il modo di vivere.

Solo con Lutero si inizia a parlare di spiritualità, perché la libertà di rapportarsi con Dio è un bisogno dell’uomo.

Ha poi citato Hanna Harendt e i suoi studi sui totalitarismi, che sono uno screditamento dell’uomo, reso egoista dall’individualismo, nella società di massa.

Negli anni della grande contestazione del secolo scorso, tutto è stato messo in discussione: religione, istituzioni…

È opportuno ricucire ciò che è stato distrutto.

Molto bella l’idea espressa da Morrone sul Romanico, stile architettonico nato dal bisogno di mettere insieme i “cocci” della civiltà precedente.

 Il professore ha infine fatto riferimento al laicismo: c’è chi lo considera disobbedienza civile per esprimere il dissenso nei confronti della società.

A suo giudizio il laicismo è espressione non violenta della collettività, e deve portare a una comunità di prossimità, dare nuove radici per costruire, con idee diverse, forme di collaborazione non solo atte alla comunicazione.

Attentissimi i molti che hanno preso parte all’incontro.

Franca Sarasso

Redazione Web