Martedì 24 gennaio, nella chiesa di San Giuseppe Lavoratore, le comunità cristiane cattolica, valdese e ortodossa di Chivasso e la comunità di Montanaro si sono ritrovate per la preghiera ecumenica in occasione dell’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani.

Don Tonino Pacetta, parroco di San Giuseppe, ha fatto gli onori di casa.

Presenti don Davide Smiderle, don Valerio d’Amico, don Lorenzo Santa, don Giampiero Valerio, don Aldo Borgia, il reverendo Nicolae Vasilescu e la pastora valdese Joilyn Galapon.

La liturgia è stata preparata con gran cura e moltissimi fedeli hanno partecipato, con attenzione e devozione, a preghiere e canti proposti.

Don Tonino, all’inizio della preghiera, ha precisato che quest’anno sono stati i fedeli del Gruppo locale del Minnesota a proporre il testo di meditazione: in quello stato degli Usa vi sono pesanti conflitti sociali da risolvere, che mettono in crisi gli uomini (vedi l’uccisione di George Floyd a Minneapolis nel 2020 per mano di un poliziotto).

Ecco perché la confessione di peccato e richiesta di perdono è stato un brano di Isaia, 1, 12-18, molto duro e radicale.

Le letture proposte sono state la lettera di San Paolo agli Efesini (2, 13-22) e il Vangelo di Matteo (25, 31-40).

L’omelia è stata tenuta da padre Nicolae Vasilescu, che ha ringraziato per l’incontro, ricordando che solo dal 1985 gli ortodossi hanno il permesso di entrare in una chiesa cattolica o in una protestante.

Eppure, quando era ancora in Transilvania, c’erano diverse comunità (ortodossa, cattolica e calvinista) che vivevano insieme, insieme impastavano il pane e le donne andavano al fiume a lavare i panni e vivevano tutti in pace.

Dio ci vuole mondi, la tunica di luce che abbiamo ricevuto dal Padre è sporcata dai nostri peccati e noi possiamo, con la confessione, farla tornare pulita.

Facendo riferimento al brano di Vangelo letto, ha ricordato che tutti noi, quando ci presenteremo al cospetto di Dio, saremo giudicati con il giudizio particolare, cioè Dio giudicherà ognuno di noi con un giudizio giusto rispetto agli atti della nostra vita.

Le nostre azioni e le nostre parole devono essere ponderate, la carità deve essere il fine della nostra vita.

La liturgia è continuata con le preghiere di intercessione e il Padre Nostro, che l’assemblea ha recitato con un’unica voce, proprio come se fossero state fatte le prove generali per un mese di seguito.

Poi la benedizione e il congedo.

Il coro ecumenico della parrocchia ha animato la liturgia e un piccolo coro di signore rumene ha eseguito, a meditazione del Vangelo, il canto di Simeone.

Al termine don Tonino ha invitato tutti nel salone dell’oratorio per un momento di convivialità.

Franca Sarasso

Redazione Web