Abbiamo gli alamari cuciti sulla pelle”: la frase del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, pronunciata durante un’intervista, è risuonata più volte nella mattinata di sabato scorso, nel 40° anniversario dell’attentato di via Carini in cui persero la vita l’alto ufficiale dei Carabinieri, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.

Chivasso ha voluto rendere omaggio al prefetto di Palermo con una cerimonia cui hanno presenziato il sindaco Claudio Castello, il nuovo comandante della Compagnia dei Carabinieri di Chivasso, Urbano Marrese, e rappresentanti delle associazioni d’arma.

Nella prima parte, le autorità hanno ricordato la figura di Dalla Chiesa, il suo impegno nella lotta alla mafia e il suo sacrificio, la solitudine con cui aveva condotto la sua battaglia senza il necessario sostegno delle istituzioni.

Il capitano Marrese ha sottolineato come il generale sia un simbolo di attaccamento alla Patria, e soprattutto come con la citata frase “Abbiamo gli alamari cuciti sulla pelle” abbia sintetizzato quello che è il significato dell’impegno degli uomini dell’Arma dei Carabinieri, il loro essere a difesa del territorio e al servizio dei cittadini.

Nella seconda parte della cerimonia, la deposizione della corona alla lapide posta alcuni mesi fa sulla facciata di Palazzo Santa Chiara, nella piazza del Municipio intitolata proprio al generale dei Carabinieri.

Lì due sono le lapidi intitolate a Dalla Chiesa, ma la prima non riporta la causa della sua morte: per questo per anni l’Anpi ha chiesto ne venisse posata una seconda, per ricordare l’impegno come prefetto di Palermo e soprattutto la sua morte per mano della mafia. Accanto al nome del generale, è stato aggiunto anche quello della moglie, Emanuela Setti Carraro, crocerossina, alla quale è andato il ricordo e l’omaggio delle infermiere volontarie della sezione Cri chivassese, che hanno posto un mazzo di fiori ai piedi della lapide.

a.s.