Domenica delle Palme

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

(Matteo Temperino)

In questa solenne ricorrenza, che inaugura il nostro ingresso nella Settimana santa, è ancora una volta l’evangelista Luca ad accompagnarci, in qualità di cronista, nella “entrata a Gerusalemme” e nella “salita al Calvario”, la quale anticipa la mèta conclusiva del nostro lungo cammino verso la salvezza.

Tra i molteplici spunti che Luca ci offre nelle immense pagine della Passione, potremmo individuarne tre, su cui riflettere: l’ora della prova (ciò che Cristo ha dovuto affrontare), la pervasività della legge (ciò a cui Cristo è stato sottoposto), l’evocazione della carne (ciò che Cristo ha dovuto patire).
La prova non è altro che il solco, la direttrice che già noi, spettatori passivi, abbiamo dovuto seguire durante il cammino quaresimale, per giungere qui, insieme con Cristo, sotto la croce, la quale in sintesi potremmo dire di “resistenza”.
Mentre però per il Figlio dell’uomo si è tradotta nel sacrificio estremo, ossia il donare la vita per amore, per noi nella lotta contro la tentazione, il cui fallimento è determinato dalla caduta (Giuda che tradisce, Pietro che rinnega, apostoli che fuggono), o dalla ignoranza della sua gravità (Sacerdoti e popolo che lo accusano, Pilato che lo condanna, Erode, soldati e uno dei malfattori che lo deridono).
La presenza della legge, in qualità di tradizione, costume, in queste pagine è pervasiva: mentre Gesù parla e agisce in favore alla volontà del Padre, popolo e Sinedrio lo condannano per empietà, credendo di agire secondo quanto prescritto da Mosè e Profeti; come detto in precedenza, non possiamo scendere a patti con la Rivelazione, né nasconderci dietro a convenzioni per giustificare le nostre azioni, la verità è in Cristo, ed è solo “rimettendoci al suo seguito” che possiamo cogliere la sua divinità.

È altresì pervasivo il richiamo della carne, ossia quel “pezzo di umanità”, che funge da sostrato per il nostro essere, ci lega a questa terra, e assorbe la maggior parte delle nostre sofferenze (si pensi solo a quanto sangue scorra in queste poche pagine). Nonostante suoi limiti e sensibilità, diviene strumento essenziale per la realizzazione del progetto d’amore del Padre, che manda suo figlio ad incarnarsi, per poi patire un destino atroce, quale la crocifissione, ma necessario per la nostra salvezza.

È invitandovi pertanto ancora ad accogliere, attraverso l’immagine del corpo sanguinante di Cristo inchiodato sulla croce, il messaggio di conversione, che mi congedo da voi augurandovi una buona Settimana santa!

Lc 22,14-23,56
Forma breve (Lc 23,1-49)
– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: “Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re”.
Pilato allora lo interrogò: “Sei tu il re dei Giudei?”.
Ed egli rispose: “Tu lo dici”.
Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: “Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna”. Ma essi insistevano dicendo: “Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui”.
Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: “Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà”.
Ma essi si misero a gridare tutti insieme: “Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!”. Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.
Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”.
Ed egli, per la terza volta, disse loro: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà”. Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: ‘Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato’. Allora cominceranno a dire ai monti: ‘Cadete su di noi!’, e alle colline: ‘Copriteci!’. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?”.
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra.
Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”.
– Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.
– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo, spirò.
– Veramente quest’uomo era giusto
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: “Veramente quest’uomo era giusto”. Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.