(Elisa Moro)

Erano come pecore che non hanno pastore

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi” (Mt. 11, 28): il Signore invita a ristorarsi della Sua presenza, dopo i primi passi della Chiesa in cammino, la missione dei Dodici, narrata nella pagina di Vangelo della scorsa domenica. L’evangelista Marco (Mc. 6, 30-34) presenta ora una scena di ricreazione, di profonda quiete, in questo periodo estivo di ferie, ma anche di profonda intimità con il Maestro.

“Riposatevi un po’…Non avevano neanche più il tempo di mangiare” (v. 31): dopo l’immersione nella folla, la fatica della missione, è necessario il riposo; “non è un cessare, ma un rifornirsi” (Trisoglio, Vangelo di Marco, p.128); dopo aver annunciato la Parola, è il momento di mettersi in ascolto, dopo l’azione, è l’ora della contemplazione.

San Bernardo, modello di armonia tra la contemplazione e l’operosità, nel libro “De consideratione”, indirizzato a Papa Eugenio III, insiste proprio sull’importanza del raccoglimento interiore per difendersi dai pericoli di un’attività eccessiva, affermando che le troppe occupazioni – la vita frenetica – “spesso finiscono per indurire il cuore e far soffrire lo spirito” (cfr. II, 3). Quanto oggi queste parole risuonano attuali, in un’epoca in cui il “fare”, l’essere attivi, diventa sempre più sinonimo di “esistere”, anche all’interno dell’ambiente ecclesiale.

Il Signore chiede ad ogni credente di vigilare su un iperattivismo dominante, quello per cui “quando ci mettiamo a pregare, mille lavori o preoccupazioni, ritenuti urgenti, si presentano come prioritari” (CCC, n° 2732), fino a chiudersi “in un deserto dell’io autoreferenziale” (Lumen Fidei, 46), incapace di donare la misericordia ricevuta.

“Verso un luogo solitario, in disparte” (v. 32): l’intimità che il Signore offre agli Apostoli è il luogo più adatto alla distensione, alla pace vera, che è Cristo (Ef. 2, 13-18), e non quella che il mondo, che spesso adopera questo concetto in modo improprio, propone.

Soltanto in Dio, e tenendo lo sguardo fisso su di Lui, ci può essere la fonte della pace autentica e duratura; infatti Sant’Agostino a tal proposito asserisce: “la voce di Cristo, voce di Dio, è pace e invita alla pace. Qualunque cosa ci conceda Egli adesso, lassù, in luogo delle svariate cose che ora ci dona, avremo lui stesso. Sarà lui la nostra pace piena e perfetta” (Esposizione sui Salmi, 84, 1).