Cosa significa che Gesù dà da mangiare a cinquemila uomini sfamandoli? È la prima condizione che noi tutti abbiamo sperimentato: l’avere fame. Dapprima lo sperimentiamo nei fatti, nella nostra vita biologica: nasciamo tutti affamati. Ma prima o poi ci accorgiamo che in noi c’è un’altra fame, più insidiosa, cui non sempre sappiamo dare un nome. Un’insoddisfazione, una mancanza, un desiderio, un sentimento di lontananza.

Schiere di poeti hanno parlato della impossibilità di raggiungere l’altro, di trovare una soddisfazione che sembra impossibile. Pensate ai romantici, e a quel Sehnsucht che era desiderio di desiderio, il desiderare allo stato puro, il desiderare di desiderare una cosa che non arrivava mai. Tutti noi sentiamo questo bisogno, anche senza rendercene conto, senza realizzarlo. Cerchiamo rifugio nei piaceri, altri di noi cercano consolazione in divertimenti meno leciti: dal cibo fino alla prostituzione e alla pornografia, fino alla droga. Tolkien attribuiva tutto questo alla caduta dell’uomo dall’Eden. In una celebre lettera a suo figlio Christopher, il professore di Oxford autore del “Signore degli Anelli” scrive che ogni nostra mancanza, ogni nostra nostalgia, non è che eco di quella eterna nostalgia per il paradiso dell’Eden, per quel paradiso, quel giardino (questo il significato del termine) che abbiamo perduto.

Cosa vuole dirci Gesù? L’Eterno altro che costituisce il fine della vita dell’uomo è ora raggiungibile, questo è il vangelo di Gesù: senza di esso la vita dell’uomo apparirebbe senza scopo e drammaticamente senza senso. E il regno di Dio cos’è? Il regno di Dio non è un regno alla maniera di questo mondo, questo l’abbiamo capito, ma c’è ancora una parola che può attirarci in inganno: regno. Forse può aiutarci tornare alla parola greca “basileia” (che troviamo nei testi originali) e che significa sì “regno”, ma anche semplicemente “regalità”, “signoria”, “l’autorità”. Il regno di Dio non è uno stato, ma il luogo, o le azioni, in cui Dio esercita la Sua potestà, il Suo regno appunto.

Se la pensiamo in questo senso, Gesù stesso era il “regno” qui presente, e ovunque Egli sì trovi lì è il regno, anche se il “dove si trovi” è localizzato in un gruppo di fedeli riuniti nel Suo nome.
Il Vangelo di oggi vuol dirci che dove è Gesù, dove noi Lo rendiamo presente imitandoLo e rendendoci simili a Lui, lì è la consolazione, lì è il riposo dall’eterno peregrinare a cui la cacciata dall’Eden ci ha condannati, lì è la risposta a tutti i nostri desideri.

un giovane della diocesi

 

Lc 9,11-17
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno
di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici
gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché
vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per
alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare».
Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani
e due pesci, a meno che non andiamo noi
a comprare viveri per tutta questa gente».
C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere
a gruppi di cinquanta circa».
Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò
e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà
e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.