“Oggi viene proclamata anche l’immortalità della carne… E siamo così penetrati con Cristo nelle altezze del cielo” (De Ascensione Domini, San Leone Magno, 73): il progetto salvifico di Dio, iniziato con l’Incarnazione, viene portato a pieno compimento nella festa dell’Ascensione, a quaranta giorni dalla Pasqua. Cristo, morto e risorto, ora trionfa in cielo, “ascende tra le acclamazioni” (Sal. 46, 6) ma, come canta il Prefazio odierno, “non si è separato dalla nostra condizione”, elevando alla dignità divina la carne umana e lo sguardo al cielo (Mt. 28, 16-20).

“Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato” (v.16): la Galilea è il luogo del primo incontro, dove erano stati chiamati per nome e scelti dal Maestro sulla riva del lago, lasciando le loro reti e le loro barche (Mt. 4, 18 – 22). Non è un dettaglio secondario che, proprio al culmine del mistero della salvezza, ci sia “un ritorno alle origini”, riscoprendo le radici della fede, la sorgente che scaturisce, per ogni credente, dal dono del Battesimo e che conferisce la forza “di voler uscire dal nascondimento per aprirsi alla missione, evadendo dalla paura per aprirsi al futuro” (Papa Francesco, 08/04/2023).

Ogni cristiano è chiamato a tornare alla propria Galilea, per giungere alla consapevolezza che non solo si è chiamati a “fare” missione, ma a “essere” missione, fino ad affermare che essa “non è una parte della mia vita, o un ornamento, o un momento tra i tanti … Io sono una missione su questa terra” (Evangelii Gaudium, 273).

“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni” (v. 20): la speranza della costante presenza del Signore illumina il cammino della Chiesa, chiamata a testimoniare e “proclamare con le parole, e soprattutto con la vita, che il Cristo è il Salvatore di tutti gli uomini e di tutti i popoli” (Canopi, Di questi fatti siamo testimoni, 12).“Io sono”: il Signore si presenta con il nome divino rivelato a Mosè, ma ora in Lui, ogni credente è chiamato ad “essere”, a trasformarsi in un frammento di eternità deposto nel tempo, in un “segno del Dio vivo” (Lumen Gentium, 38).

Cristo è presente ogni giorno e in ogni circostanza della vita: “il gesto delle mani benedicenti sono come un tetto che ci protegge, benedicendo se ne va e nella benedizione Egli rimane…Gesù, benedicendo, tiene le sue mani stese su di noi… Ecco la ragione permanente della gioia cristiana” (Ratzinger, Gesù di Nazareth, Vol II).

 

Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».