Oggi si è compiuta questa Scrittura

(Maria Beatrice Vallero)

Ogni volta che leggiamo il Vangelo siamo invitati a entrarvi per essere coinvolti in prima persona. In questo passo ci sono almeno due prospettive dalle quali osservare gli eventi descritti. La prima, più ovvia e immediata, è quella degli ascoltatori della sinagoga. Noi siamo i compaesani di Gesù che si radunano per ascoltarlo. Anche noi, come loro, ci troviamo davanti alla dichiarazione di Gesù di essere il Messia, Colui che agisce con la potenza dello Spirito di Dio per salvare tutta l’umanità. Anche a noi è chiesto di scegliere se aderire o meno alla dichiarazione di Gesù.

Sappiamo che, nonostante lo stupore e l’entusiasmo iniziali, molti dei compaesani di allora si lasceranno vincere dai pregiudizi: “È il figlio di Giuseppe, il falegname, non è possibile.” Ma c’è una seconda prospettiva che ci interpella, forse meno scontata, ed è quella di Gesù stesso. Siamo chiamati a osservare la scena con gli occhi di Gesù. Sappiamo quale enorme mistero è Dio, ma ricordiamoci che ognuno di noi è parte di questo mistero. Gesù ha spalancato i cancelli che aprono a Dio e, con i sacramenti, ci ha dato la grazia di trasformarci sempre di più in Lui: una cosa sola con Lui e in Lui.

Siamo come lanterne che portano al loro interno la luce di Dio. Quanto più i nostri “vetri” sapranno “sparire”, tanto più la Sua luce potrà sprigionarsi da noi, e allora la creatura sarà una cosa sola con il suo Creatore. È questo processo di unione con Gesù, che permette a Gesù di dichiarare in noi: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione. Mi ha mandato…” a liberare i cuori sordi, ciechi, prigionieri, i cuori incatenati dal male, dai sensi di colpa e dall’ignoranza.

Mi ha mandato gridare a squarciagola che tu non sei i tuoi difetti, non sei i tuoi peccati, che tu sei il tabernacolo di Dio, e che Dio è più forte del male che può essere stato fatto dentro di te, e magari anche da te. C’è una Luce in te che preme per uscire.

“L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.” (Etty Hillesum). Solo lasciandoti splendere in noi, o Dio, i tuoi raggi arriveranno a illuminare i cuori dei fratelli.

(Lc 1,1-4; 4,14-21) Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghee gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».