(Elisa Moro)

 

“Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo, egli che tutto unisce, conosce ogni linguaggio” (Sap 1,7): il mistero pasquale giunge a pienezza nella Solennità di Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Morte e Risurrezione del Signore Gesù, attraverso il dono, a Maria e agli Apostoli, riuniti nel Cenacolo, dello Spirito Santo, “sotto forma di lingue di fuoco” (At. 2, 3). Un dono infinito, che dona un cuore nuovo (Gv.20, 19-23), una vita nuova nel soffio di Dio (Gen. 2,7).

“Detto questo soffiò e disse loro «Ricevete lo Spirito Santo»” (v.21): lo Spirito Santo è il Consolatore, l’Avvocato, che rimane come amico e compagno in ogni avvenimento; è il “Dio di consolazione, il quale ci consola… perché anche noi possiamo consolare… con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2 Cor. 1, 3-4). È il soffio del Risorto, del Creatore (Gen. 1): “il soffio di Dio è vita… Ora, il Signore soffia nella nostra anima il nuovo alito di vita, la sua essenza più intima, e in questo modo ci accoglie nella famiglia di Dio” (Benedetto XVI, 12/06/2011), attraverso i Sacramenti e la vita nella Chiesa.

“Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (v. 20): la missione della Chiesa, chiamata ad essere, da subito universale, è proprio racchiusa in questo mandato di Cristo; essa è santificata dallo Spirito e chiamata ad abbattere i muri di divisione e le barriere umane, aprendosi all’infinito abbraccio verso tutti i popoli. Ogni cristiano è invitato a diventare “consolatore”, “altro Paraclito” oltre che “altro Cristo”, capace di amare con l’amore ricevuto da Dio.

Ma come è possibile questo? Lasciando agire lo Spirito nelle nostre vite, “nel nostro modo di fare, nella nostra voce, nel nostro sguardo, nelle nostre parole e nei nostri consigli”, senza “accontentarsi di ripetere sterili parole di circostanza” (Newman, Sermo, vol. 5).

Con le parole di una celebre preghiera di San Francesco di Assisi, si può dunque domandare di divenire strumenti dell’agire di Dio, aperti all’ascolto fiducioso della Sua volontà, in ogni contesto quotidiano: “che io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare; di essere amato, quanto di amare”.

 

Gv 20,19-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».