V DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei

(Matteo Temperino)

Nell’ultima tappa del nostro percorso quaresimale, prima della grande salita al Calvario, è questa volta l’evangelista Giovanni a sottoporci alla “prova finale”, richiamando la nostra attenzione sull’episodio della donna adultera presente tra le sue pagine.

Con lo stesso tono perentorio già riscontrato precedentemente in Luca (“Se non vi convertirete perirete tutti allo stesso modo”), anche questa volta il messaggio è chiaro e fulmineo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, riferendosi alla “tradizionale” sorte nella quale questa malcapitata sarebbe potuta incorrere. Questa settimana siamo infatti chiamati, come scrive Paolo ai Filippesi, a “perfezionarci”, puntando il nostro sguardo verso la “santità”, sicuri che tale mèta, attraverso la fede in Cristo, la tenacia contro le tentazioni e il perdono che riceviamo, possa perfettamente essere raggiunta.

Tale prova ricapitola in sé tutte le precedenti rivolte a mente e spirito: purificazione, rivelazione, conversione, riconciliazione, aprendoci un varco verso quella che potremmo a tutti gli effetti chiamare “santificazione”, ossia la “totale trasparenza” di fronte a Dio ed alla sua volontà, data dall’allontanamento di qualsiasi distrazione opprimente, dalla fine di qualsiasi gioco frivolo, dal rifiuto di tutto ciò che nei confronti di ciò che è la verità rivelata in Cristo, sempre citando la lettera ai Filippesi, conta come “spazzatura”.

È necessario tuttavia sottolineare che tale processo non possa, né debba compiersi “mitigando” o addirittura “risolvendo” le nostre personali controversie: al pari degli scribi e dei farisei veniamo infatti messi alla prova nel tentativo di “ridurre all’assurdo”, tutto ciò in cui crediamo, a cui dietro ci nascondiamo e che possiamo sfruttare ai nostri scopi, possibilmente nell’intento di ricavare un palliativo per rendere meno dolorosa la nostra condizione. Non v’è infatti né legge, né tradizione, né costume, né valore, né credenza, ma nemmeno se vogliamo, né logica, con cui la Rivelazione possa “scendere a patti”, ma, come detto, occorre unicamente rifiutare ogni cosa al fine di raggiungere quella trasparenza che, diversamente dalla nudità di Adamo, non creerebbe in noi né vergogna né senso di scandalo dinanzi a Dio.

Nella speranza che queste riflessioni possano avervi giovato, mi congedo da voi prima dell’ultimo appuntamento, Domenica delle palme, augurandovi una buona ultima settimana di Quaresima!

(Gv 8,1-11) In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».