Questo è un altro di quei passi di Luca che ci sconvolgono. Luca è, come avevo già scritto, citando le parole di un vecchio Commentario biblico, “il Vangelo della rinuncia assoluta”. Concretamente come possiamo vivere questa dimensione della rinuncia, del totale dono di noi a Gesù? Chiaramente, solo monaci e consacrati vivono letteralmente queste parole, da sempre la Tradizione della Chiesa ci ha insegnato che possiamo rinunciare a noi stessi per Cristo anche nelle nostre vite e nel quotidiano, senza stravolgere il nostro vissuto esteriormente. Come? Semplicemente sforzandoci, con l’aiuto del Signore, di mettere realmente Dio al centro delle nostre vite.

Che cosa significa? Che dobbiamo offrire tutte le nostre azioni al Signore, che prima di compiere qualunque azione, per quanto insignificante, dobbiamo chiederci: la posso offrire al Signore, questa cosa? Ha una qualche utilità per la Chiesa, per la mia Santificazione che io compia quest’azione? A quel punto offriamo la nostra azione al Signore: anche lavare i piatti può diventare un’opera di carità se offerta al Signore.

Per citare un mio esempio personale: in qualità di poeta, qualche anno fa mi accorsi di avere buone doti per la poesia erotica; avevo buone idee e avevo già scritto dei brani. Ad un certo punto mi fermai e mi chiesi: è davvero utile per Dio e per la Chiesa che io scriva questo? Che io scriva opere che glorifichino il desiderio sessuale? Non mi è servita molta riflessione per rendermi conto che non era così, e dopo aver ascoltato il mio padre confessore decisi di desistere da quel genere (anche se avevo buoni progetti).

Da qualche mese a questa parte, ho deciso che non scriverò più poesie che non abbiano come ultimo oggetto il Signore: che non servano cioè a parlare di Lui e a portare a Lui i fratelli. Naturalmente questa è una cosa piccola e personale: una mia presa di campo nella mia vita artistica, ma mi sembra buona per rappresentare il rapporto che ciascuno di noi deve avere con tutto ciò che fa, e con tutti gli aspetti della sua vita, se vuole seguire Cristo e vivere per Lui.

Cristo è grave: i suoi esempi ci fanno chiaramente capire che seguirlo non è cosa facile, e che dobbiamo riflettere a fondo e ponderare noi stessi, ma per chi sceglie di rimanere e di seguirlo, si apre un oceano di dolcezze. Mettere al centro della nostra vita il Signore ci aprirà oceani di senso e itinerari che non avevamo immaginato, dandoci la certezza che nulla nella nostra vita sarà mai stata fatta invano.

un giovane della diocesi

 

Lc 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù.
Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?
Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con 10mila uomini chi gli viene incontro con 20mila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».