La fede nella resurrezione è in crisi come nessun altro punto della dottrina cristiana: sono molte anche le persone religiose che ne paiono convinte in astratto ma non sembrano interiorizzare una fede solida nella vita che deve venire.

I Sadducei del brano di oggi, che attenendosi unicamente alla Torah escludono la possibilità di una vita dopo la morte, ci mostrano come la difficoltà di accettare questo punto di fede sia antica. Oggi la fede nella resurrezione è minacciata principalmente da due aspetti: il primo è lo sbilanciamento della nostra attenzione al lato materiale; la scienza, che tramite la neurologia sta facendo passi da gigante nella conoscenza del nostro cervello (sebbene cosa sia la coscienza resti ancora un mistero), ci ha abituati a considerarci meri neuroni e scariche elettriche, a ricondurre ogni espressione di vita alla materia, e dunque a sentirci a disagio a parlare di una “anima spirituale”.

L’abitudine a pensare che necessariamente la nostra materia di disgregherà ci porta a ragionare anche inconsciamente come se inevitabilmente la vita finisse con la morte. Ciò è dovuto al fatto che la scienza si attiene necessariamente ai fatti concreti, e dunque non può misurare i fatti spirituali: è però un tradimento della stessa scienza quello di pensare che dunque solo ciò che è materiale, solo ciò che è scientificamente studiabile debba esistere.

Il secondo ostacolo è la nostra moderna diffidenza verso ciò che non si può dimostrare, e la fede nel fatto che domani Dio ci richiamerà alla vita non è dimostrabile (come del resto tutte le cose future). La credenza nella resurrezione, infatti, non è necessariamente legata alla fede nell’esistenza di un’anima spirituale immortale che sopravviva alla morte fisica: si può credere, come fanno alcune correnti di pensiero, che Dio richiamerà i nostri corpi alla vita anche senza la sopravvivenza di un’anima che faccia da ponte con la vita precedente. Se dunque la nostra fede nella resurrezione viene meno non può essere solo colpa di certa mentalità.

La risposta di Gesù, che ammonisce i suoi interlocutori a non parlare di cose che non conoscono, ci ricorda che né le moderne considerazioni scientifiche né gli antichi ragionamenti dei Sadducei possono mettere in crisi la fede in una realtà che semplicemente non conosciamo! La resurrezione è un mistero che dev’essere accettato per fede senza paura di presunte criticità che la nostra mentalità moderna può opporvi. Abbiamo, del resto, la resurrezione di Cristo!

un giovane della diocesi

 

(Lc 20,27-38) In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque 7 fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».