(Mario Berardi)

Il miglior riconoscimento per il premier Conte è venuto dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che, spiazzando Salvini e la sua opposizione ad oltranza, ha dato atto al Governo del forte impegno per l’Italia nelle lunghe notti di trattativa a Bruxelles.

Francamente 209 miliardi (tra prestiti e sussidi a fondo perduto) sono una risorsa cospicua per la ricostruzione post-Coronavirus; inoltre il Governo ha impedito che l’olandese Rutte (leader dei paesi “frugali”, chiamati anche “avari”) avesse un diritto di veto personale sull’uso dei finanziamenti, rimesso invece alla Commissione guidata da Ursula Von der Leyen. Va contestualmente rilevato che il nostro Paese non è stato solo nella trattativa: insieme alla Spagna (altra grande “vittima” del Covid-19) ha avuto l’appoggio di venti Capi di Stato: non solo i leader “forti” (Merkel e Macron), ma anche i governanti dell’Est europeo (patto di Visegrad), a cominciare dal sovranista ungherese Orban.

L’Europa, pur tra mille difficoltà, ha dimostrato di essere cambiata con la presidenza di Ursula: è passato, sia pure a fatica, il principio di solidarietà ed è finita l’era della troika che umiliò la Grecia (in questo l’olandese Rutte ha subìto la più chiara sconfitta, e già viene dipinto a Bruxelles come il nuovo Boris Johnson, il secessionista premier inglese).

Ora il Governo deve varare entro ottobre le misure concrete da proporre a Bruxelles per l’uso dei 209 miliardi, con priorità alle infrastrutture, alla digitalizzazione, agli investimenti verdi, e, ovviamente, alla sanità. L’entità degli aiuti attenua l’urgenza del discusso Mes, vera trappola per Conte per l’opposizione di una buona parte dei grillini.

I contrasti nel M5S sono la maggiore spina nel fianco dell’Esecutivo: basti pensare che anche in questi giorni di delicata trattativa europea l’onorevole Di Maio ha continuato a ricercare una strada per Palazzo Chigi, ignorando l’appello del Capo dello Stato per l’unità delle forze politiche dinnanzi alla sfida sociale dettata dal Covid-19 per il lavoro, l’occupazione, le tasse, la crisi del mondo della scuola (con una ministra dell’istruzione visibilmente inadeguata).

Altro ostacolo importante è costituito dal voto regionale del 20 settembre, perché solo in Liguria M5S e Pd hanno raggiunto un accordo, nonostante gli appelli in tal senso dello stesso Conte, di Grillo e Zingaretti.

A favore del Governo gioca paradossalmente lo sfilacciamento dell’opposizione: Berlusconi e la Meloni non accettano più, nei fatti, la leadership di Salvini, perché il suo nazionalismo esasperato confligge con il ruolo divenuto essenziale dell’Unione Europea, dove l’accoppiata Merkel-Macron ha scelto apertamente di sostenere le leadership europeiste, anche per fronteggiare i continui attacchi al Vecchio Continente da parte di Trump, Putin e Xi. L’Unione dei 27 per alcuni Paesi è la proiezione essenziale del grande disegno politico-etico dei Padri fondatori; ma anche per i pragmatici ed “economicisti” è la vera arma di difesa dall’assalto delle Grandi Potenze.

Rafforzato da Bruxelles (secondo un sondaggio de “la Repubblica” è il leader più popolare dal ‘94 ad oggi), il premier Conte dovrebbe dedicare la sua attenzione anche a due temi socio-politici che escono dall’ambito economico: la questione Libia-migranti (ancora recentemente Papa Francesco ha denunciato le drammatiche condizioni di vita nei nuovi lager del governo Serraj, in piena guerra Turchia-Egitto); la discussa proposta di legge sull’omotransfobia, che lunedì approda nell’aula della Camera.

In questi giorni il quotidiano “Avvenire”, molto attento ai temi etico-sociali con posizioni di grande apertura, sta pubblicando molte lettere preoccupate sulla tutela della libertà di opinione e sui possibili limiti all’espressione del pensiero della Chiesa su una materia così delicata; in merito si attribuisce ad alcuni settori dem l’intenzione del rinvio, utilizzando l’obiettivo ingorgo parlamentare per l’approvazione dei numerosi decreti-legge sul post Covid-19.

Ma, anziché il classico tatticismo all’italiana, sarebbe preferibile una valutazione alla luce del sole, chiamando in gioco gli essenziali principi costituzionali, a cominciare dall’art. 21 sulla libertà di opinione. L’ex presidente della Corte Costituzionale, Mirabelli, ha proposto una integrazione della Legge Mancino.

Nessun sotterfugio, mantenendo fermo l’impegno contro ogni forma di violenza e sopraffazione.