(Cristina Terribili)

Il 2020 non sarà ricordato solo per essere stato l’anno del Covid-19, ma perché è stato un anno pieno di contraddizioni, dove, alle proposte di essere uniti per contrastarne la diffusione, si sono contrapposte tra la gente fratture e posizioni profondamente divergenti.

Il Natale non passerà senza lasciare traccia con questi presupposti: cenone sì, cenone no? Regali sì, regali no? Albero, presepe per fare festa? Luminarie no o sì per vivacizzare le vie commerciali? Dietro a tutto questo ci sono i drammi di tante famiglie, di chi ha perso familiari e amici, di chi ha l’inquietudine di non poter ritrovarsi con i familiari più stretti. E poi c’è chi ha perso il lavoro e chi lo sta per perdere. Dilaga quindi l’incertezza per il futuro. Ogni persona vive una serie di emozioni talmente tanto contrastanti e con talmente tanti alti e bassi che pensare alle montagne russe è fin troppo banale.

C’è chi, invece di accettare come plausibili questi stati d’animo e riconoscerli anche negli altri, stabilisce aprioristicamente cosa è giusto e cosa è sbagliato, lo fa sapere – soprattutto sui social – magari anche con una certa violenza verbale.

In queste feste natalizie qualcuno si sentirà a proprio agio con una cena frugale, altri imbandiranno una tavola più abbondante; ci sarà chi preparerà la casa a festa perché non vuole dare il permesso alla condizione attuale di rovinargli una delle feste più simboliche dell’anno e ci sarà chi invece preferirà, a tante luci, l’accensione di una candela, magari guardando al cielo.

Chi acquisterà un pensiero nel negozio sotto casa pensando al lavoro di tanti piccoli commercianti, chi farà un dono etico, chi si riunirà in preghiera, chi seguirà le celebrazioni da casa sul tablet, chi correrà per rispettare il coprifuoco. Insomma, ognuno ha diritto alla propria festa, con le pesanti limitazioni imposte, e senza per questo essere additato come irrispettoso o senza cuore. Ogni comportamento e il suo opposto hanno pari dignità, nel privato di tante persone che nel Natale ripongono la speranza di una vita nuova.

In questo periodo sarebbe bene continuare con quel percorso di riflessione cominciato tra febbraio e marzo, quando la quotidianità di tutti noi ha subito una brusca frenata e richiesto una completa riorganizzazione. Sarebbe importante operare unità, vicinanza, solidarietà tra cittadini in uno Stato adesso così fragile e così esposto a tanta zizzania.

Il Natale porta con sé la possibilità del ravvedimento e ognuno è meritevole di amore, con le differenze che ci caratterizzano. Il nemico non è il vicino di casa con la famiglia numerosa e neppure il Sindaco che accende di luci le strade del centro storico per incoraggiare i commercianti.

In questo Natale non facciamo mancare la nostra attenzione e il nostro affetto a chi è in difficoltà: basta poco, basta metterci l’anima.