La carrozza 10 del Frecciarossa viene invasa da decine di giovani che vanno a Firenze per un incontro organizzato dal Servizio Civile nella festa di San Massimiliano di Tebessa che nel 295 d.C. scelse la pace rifiutando, come cristiano, di prestare il servizio militare nell’esercito romano, che lo forzava all’abiura, e per questo fu ucciso.

Ad un certo punto, proprio tra i giovani passeggeri a me vicini, inizia una serrata discussione. Un giovane si scaglia con violenza verbale contro la Chiesa e anche contro un Gesù ormai lontano nella storia e portatore di un messaggio che non resiste al tempo. “Non posso sopportare che altri uomini si permettano di dirmi cosa è importante, che cosa devo fare, cosa è la verità. Sono tutti sfruttatori e privilegiati. Sto proprio leggendo un libro su Gesù Cristo che svela tutte le menzogne dei preti”
Scende un inatteso silenzio e le parole infuriate del ragazzo dominano la scena.

S’alza una voce gentile e decisa. Una ragazza gli ribatte, inserendosi in una delle rare interruzioni dello sfogo del suo collega.
“Io ci tengo alla mia fede. La fede, Gesù Cristo e la Chiesa, proprio quelle cose che tu disprezzi mi hanno permesso di resistere quando ero in Kossovo. Mio papà è un uomo di teatro. Quando ero piccola andavo a vedere le sue commedie: la sala era sempre colma di gente, che rideva, batteva le mani, si appassionava. Finché è scoppiata la guerra e mio papà è dovuto scappare: quando i soldati sono venuti a casa nostra non l’hanno trovato. La fede mi ha permesso di vivere anche se avevo fame, nella paura di vedere mia mamma o i miei fratelli andare via, o peggio, sparire come era accaduto ai vicini. Poi papà è riuscito a farmi venire in Italia e la parrocchia ci ha sempre aiutati, anche se eravamo stranieri. Così l’Italia è diventata la mia seconda patria e la parrocchia la mia famiglia. Mi piace cantare nel coro, a messa, alla domenica, perché mi ricorda i canti nella chiesa da piccola con tutta la famiglia. Io ci tengo alla fede e mi piace Gesù. Mi sono anche sposata, molto giovane con un uomo bravo, sano e cristiano”

“Il tuo nome nacque da ciò che fissavi” (Giovanni Paolo II).

Non c’era bisogno di chiedere il nome di quella ragazza: il suo nome era “cristiana”.