Le domeniche del Tempo di Pasqua – la prossima è liturgicamente la IV – raccontano Cristo Risorto che appare e si manifesta in figure e forme diverse. Oggi è raccontato da Giovanni come “il buon pastore”.

Avevo sette anni – la prima comunione l’avevo fatta all’età di sei anni a Barone – quando per la prima volta a Pasqua andai a fare la Comunione nella Messa. Il mio parroco, anziano di 90 anni, mi mise fra le mani un’immagine ricordo. La guardai molto attento: il buon pastore con la pecora sulle spalle in cammino… con attorno, nel prato, il gregge. Come d’uso la baciai e la riposi, sotto vetro, sul tavolino sistemato accanto al letto, vicino all’immagine della Madonna Assunta in cielo. Mattino e sera le due immagini rapivano lo sguardo e il sorriso tutti i giorni della mia fanciullezza. Ero contento di vivere il giorno sotto lo sguardo di Maria e del buon pastore. E ancora oggi ne sono contento.

Quella iconografia, il buon pastore con sulle spalle la pecora, la troviamo nelle catacombe di Roma all’inizio del IV secolo. Il racconto di Adonai pastore del popolo nella Bibbia, risale all’anno 1000 a.C.: è raccontato nei salmi del Re David. (crf. Salmo 22)

Giovanni Evangelista racconta di Gesù che disse: “Io sono il buon pastore”: il “calòs”, pastore autentico del popolo tutto. “Il buon pastore è pronto a dar la vita per le sue pecore, esse ascoltano la sua voce. Le conosce e lo seguono. Il buon pastore dà loro la vita che non tramonta” (Gv. 10,11-18). Il pastore autentico è lì per il suo gregge, non ha altri interessi se non l’amore per ogni pecora, che conosce per nome. È pastore per ognuna e per tutte, e per chi si aggiunge al gregge. Per tutte dà la vita eterna che non tramonta.

Cristo Risorto cammina con noi, e nella nostra vicenda storica prende figura come di pastore del popolo. Egli prende figura nelle tante persone Ministri della Chiesa: Papa, Vescovi, Sacerdoti, Ministri della Parola e della carità… Tutti pastori animati dallo Spirito per andare avanti verso un domani da inventare, generando fraternità tra noi e con tutto l’ambiente.

Papa Francesco è ora pastore vivo in cielo e nel mondo, pastore autentico che tutti considerano come “parroco del mondo”. E tutti noi gregge in cammino. Il nostro presente segnato da guerre e dal male – le guerre sono solo sconfitta –, offre occasioni e possibilità creative di risurrezioni, speranze di un domani nuovo e migliore.

Se in questi giorni adocchi l’immagine del buon pastore che ci segna il cammino nel mondo, fratello, non fermare la fiducia e la speranza! Guarda Gesù Pastore e seguilo, trattieni negli occhi il suo sguardo: la primavera è vicina!

Gv 10,27-30

In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola”.