“Novum genus poténtiæ: aquæ rubéscunt hýdriæ – nuovo genere di potenza: si arrossano le giare d’acqua” (Dall’Inno dei Vespri dell’Epifania): il Tempo Per Annum o Ordinario si apre con il “principio dei segni”, per usare un linguaggio caro all’evangelista Giovanni, quello compiuto a Cana (Gv. 2, 1 -11), durante uno sposalizio tra due giovani, eloquente immagine di Cristo stesso, “disceso sulla terra per unirsi alla Chiesa mediante la sua incarnazione” (Fausto di Riez, Discorso 5), nelle nozze che troveranno compimento nell’ora della Croce.

“Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli” (v.1-2). Un’indicazione temporale apre l’episodio, creando qualche perplessità, visto che nei versetti precedenti non sono menzionati né il primo né il secondo. In realtà, da Gv. 1, 19, si possono già contare quattro giorni precedenti, quindi questo “terzo giorno”, simbolo della risurrezione di Cristo, risulterebbe il settimo, richiamo evidente al riposo di Dio in Genesi (Gn. 2, 2), ma anche alla nuova creazione, a cui partecipa già la Chiesa, come ricorda Papa Francesco: “coloro che Gesù ha chiamato a seguirlo (i discepoli) li ha legati a sé in una comunità e ora sono invitati tutti alle nozze. Gesù si manifesta come lo sposo e ci rivela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una nuova Alleanza di amore” (8/06/2016).

“Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea” (v.11): il tempo di Gesù-Messia, l’“ora”, è anticipata da Maria, che intercede affinché si realizzi questo miracolo, in una località precisa, Cana, mai citata in altre fonti bibliche, ma che, etimologicamente, deriva dal verbo ebraico “qanàh” (acquistare), evidente rimando alla Chiesa, sposa di Cristo, che è stata “acquistata” con il sangue di Cristo (cf At 20,28; Ef 5,23-24.32), prefigurato già nel vino.
Il segno di Cana, per Giovanni, non è quindi soltanto il primo di altri prodigi, ma l’archetipo, il prototipo, la chiave di volta con cui leggere la logica di Dio: la sovrabbondanza. Dio “sperpera se stesso per la misera creatura che è l’uomo” (Gesù di Nazaret , vol. I, pp. 294); lo Sposo è pronto e invita, la straripante festa di Dio con l’umanità è cominciata, Egli preparerà “un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti… Eliminerà la morte per sempre” (Is. 25, 6-8).

Gv 2, 1-12

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”.
Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri.
E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo
e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono.
Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.