CAMPO CANAVESE – “Tutto ha avuto inizio due anni fa, quando ho pensato di ricostruire il mio albero genealogico e, spulciando fra le carte di famiglia, mi sono ritrovato fra le mani l’atto di nascita del mio bisnonno in linea paterna”. Era redatto dall’Ufficiale dello Stato civile dell’allora Comune di Sampierdarena (Genova) e così recitava, fra l’altro: “Davanti a me è comparso Pozzo Domenico fu Giovanni, fabbro ferraio, nato a Campo Canavese (Ivrea), il quale dichiara che il giorno 24 settembre 1869 gli è nato da sua moglie Favale Rosa, nativa di Genova, un figlio al quale ha deciso di dare il nome Marco”.

A parlare è Marco Pozzo, classe 1961, medico radiologo a Savona. “Mi sono messo alla ricerca di quanti potessero aiutarmi ad andare indietro nel tempo per conoscere, almeno sulla carta, coloro che hanno portato e trasmesso il cognome Pozzo. Ho scoperto che Campo ora fa parte del Comune di Castellamonte; contattati Parrocchia e Comune, sono venuto a sapere che proprio qui sono stati digitalizzati i documenti degli archivi parrocchiali, a cura dell’associazione Terra Mia. Ho telefonato al presidente Emilio Champagne e gli ho inviato copia del documento in mio possesso; è stato lui a mettermi in contatto con Daniela Bozzello e Luciana Frasca Pozzo che si erano occupate della scannerizzazione dei registri della Parrocchia di Campo. Nel frattempo mi ero messo sulle tracce in paese del mio cognome, e lo avevo trovato abbinato a Frasca all’indirizzo della signora Annamaria, in frazione Campo di Castellamonte”.

Intervengono Daniela e Luciana. “Il cognome Pozzo compare anticamente già nelle elencazioni patrimoniali del Catasto settecentesco del Comune autonomo di Campo Canavese; lo troviamo poi nel 1889 fra i primi soci della locale Società di Mutuo Soccorso e, naturalmente, nei registri parrocchiali degli atti di battesimo, matrimonio e morte della nostra Parrocchia di San Lorenzo, dove è registrato a partire dal 1760 fino a circa un secolo fa; da allora lo si trova unito al cognome Frasca […]. Nel caso specifico, l’età del dichiarante ci riportava al 1831: datava al giorno 16 gennaio di quell’anno, infatti, l’atto di nascita e battesimo di Pozzo Domenico (ormai trisavolo del dottor Pozzo), figlio di Giovanni e di (segno del destino, ma anche fonte di complicazione) Frasca Pozzo Maria (quadrisavoli); nel 1830 ecco il loro atto di matrimonio, con l’indicazione dei genitori di entrambi (pentavoli), nati negli anni immediatamente successivi al 1770 e con relativi atti di matrimonio datati alla fine del secolo.

La difficoltà maggiore è stata quella di districarci nei frequentissimi casi di omonimia (praticamente si sono sempre succeduti i nomi Giovanni e Domenico, a volte anche segnati entrambi). Con lo stesso criterio e molta attenzione, abbiamo individuato i sessavoli, nati nella prima metà del Settecento (quando la parrocchia di Campo era unita a quella di Muriaglio) e, in linea maschile, anche i nomi di due eptavoli, che corrispondono ai trisavoli dei trisavoli, presumibilmente nati all’inizio del secolo. Molto utile ci è stata la possibilità di poter comparare i dati con quelli dello ‘Stato delle Anime’, corrispettivo del futuro stato di famiglia e, per gli atti di inizio Ottocento, il raffronto con i corrispondenti registri francesi di epoca napoleonica; qualche volta può comparire anche un soprannome, utile ad individuare le ‘biforcazioni’ nei rami delle famiglie collaterali. In pratica, considerando i nomi in linea femminile, (quindi non più trasmessi), i nomi dei testimoni di nozze e quelli dei padrini di battesimo, si ritrovano quasi tutti i cognomi ancora oggi tipici del paese!”.

E, da quel lontano 1869, con un salto nel tempo di ben centocinquant’anni eccoci al 2019, quando un Marco Pozzo è tornato a Campo. “Corrispondendo nei mesi scorsi via mail con Luciana e Daniela – spiega – avevo ritrovato per primo il mio trisavolo campese, fabbro ferraio come già suo padre, che da Campo, evidentemente in cerca di miglior fortuna, si era trasferito in Liguria, a Genova Sampierdarena, forse attratto là, dove era possibile mettere a frutto il suo mestiere nelle prime industrie meccaniche promosse dal Regno di Sardegna.

Successivamente avevo riempito altre caselle con i nominativi dei miei antenati piemontesi. Ma è stato sabato 14 settembre che ho potuto fare la conoscenza diretta con questa meravigliosa terra, il Canavese, che non conoscevo e che ha subito conquistato me, mia moglie e nostro figlio con il verde delle sue dolci colline…; ha cominciato col prenderci letteralmente per la gola, in località Filia, con un pranzo a base di prelibatezze della cucina locale, condite da un’altrettanto squisita ospitalità… Nel pomeriggio, finalmente, ho potuto abbracciare chi ha realizzato parte del mio sogno: Daniela e Luciana, ormai due amiche, che ci hanno accompagnati alla ricerca di valori non perduti, ma di certo ritrovati, compreso un percorso per le vie di Castellamonte in compagnia del consigliere delegato alla Cultura del Comune…; è seguita una visita all’antica Fornace Pagliero, trasformata in museo espositivo delle straordinarie stufe in ceramica, dei caratteristici ‘pitòcio’, di opere di artisti locali e non solo, di antiche macchine per la lavorazione dell’argilla… Una vera scoperta!

Ma certo non sarei potuto tornare a casa senza aver visto Campo: era ormai il tramonto di una splendida giornata ancora estiva, quando il ‘mio’ paese mi ha dato il benvenuto… l’ho attraversato fino alla piazzetta della chiesa, custode della storia della mia famiglia; ripercorrendone le strade, le mie guide mi hanno invitato a una sosta davanti alla Società e da lì mi hanno accompagnato nel Canton Pozzo, Ca dal Poss, che conserva tuttora il nome dei miei avi… L’emozione provata è indescrivibile: mi è parso di riconoscere nel vicolo e sulle lastre degli antichi gradini di pietra della scala l’orma dei loro passi… mi sono commosso fino alle lacrime, appoggiando le mani sul ferro della ringhiera!”.

La vicina piazzetta era ancora addobbata da festoni che avevano fatto da cornice alle numerose iniziative che l’Associazione Sportiva organizza durante l’estate; su uno striscione campeggiava la scritta “Campo in festa”… “E forse era un po’ in festa per un oriundo come me – aggiunge il dottor Pozzo –. Ne ho avuto conferma quando mi sono ritrovato per la cena ai tavoli della tradizionale Festa dell’Uva: è stata la migliore occasione per una immersione totale nell’atmosfera fatta di calorosa accoglienza e di amicizia di un intero paese, circondato dalla simpatia di tutti, fra cui tanti parenti acquisiti o che così mi sembrano; c’era anche Ileana, figlia di un altro Domenico; mi sono sentito davvero in famiglia quando ho incontrato il sorriso di Annamaria, che rispondendomi al telefono con estrema gentilezza aveva contribuito a dare inizio alla mia… saga familiare; il suo nome e quello di sua figlia Lorenza sono gli stessi di due mie antenate vissute nell’800, ulteriori segni di antichi fili che si ricongiungono”.

Ogni tanto un sorriso, una presentazione, una nuova conoscenza, una stretta di mano, un avvio di discorso, un commento, fino ai saluti, accompagnati dall’omaggio di una bottiglia di prezioso e sempre più raro vino passito, che qualche appassionato viticoltore ancora produce: in questo caso è ancora un Giovanni Frasca Pozzo. “Mi sono portato a Savona – conclude Marco Pozzo – anche un sorso del mio paese… ritrovato!”.