Domenica 4 marzo, dalle ore 7 alle ore 23, finalmente gli italiani si esprimeranno nelle urne, scegliendo i propri rappresentanti da mandare in Parlamento.

Oltre a citare il sapiente e storico adagio “Votate, votate, votate!”, e bene ricordare le modalità e i documenti necessari.

Verso il voto del 4 marzo

Occorre recarsi al seggio con un documento di identità valido e la tessera elettorale. A chi non l’avesse o non la trovasse più basterà recarsi (anche domenica stessa) presso il Comune di residenza, che rilascerà a vista un documento sostitutivo da presentare agli scrutatori per poter esercitare il diritto di voto.

Meglio invece recarsi in Comune qualche giorno prima se gli spazi sulla tessera elettorale fossero già esauriti. Sulla scheda elettorale i nomi dei candidati e i simboli delle liste sono già stampati, quindi non bisogna scrivere nulla ma solamente crociare il simbolo del partito che si vuole sostenere. Barrare più simboli, i nomi scritti a fianco delle liste o fare altri segni rischierà di annullare la scheda e comunque creerà solo inutili problemi agli scrutatori circa l’interpretazione del voto espresso. Scrutatori che gia avranno quest’anno i loro grattacapi a causa delle novità introdotte dal Ministero, come il “tagliando antifrode.

Recita la circolare: “Le nuove schede elettorali sono dotate di un’appendice cartacea munita di un tagliando antifrode con un codice progressivo alfanumerico generato in serie; dopo che l’elettore ha votato ed ha restituito la scheda al presidente del seggio debitamente piegata, tale appendice con il tagliando è staccata dalla scheda e conservata dai componenti dei seggi elettorali, che controllano se il numero del tagliando sia lo stesso di quello annotato prima della consegna della scheda all’elettore; solo dopo tale controllo il presidente del seggio inserisce la scheda stessa nell’urna.

Le modalità di voto sono riportate anche nella parte esterna della scheda elettorale”.

I costi del voto

Per il loro lavoro di preparazione del seggio il sabato pomeriggio a partire dalle ore 16, di presenza durante le operazioni di voto la domenica e di spoglio fino alla tarda notte del lunedì, i 4 scrutatori e il segretario percepiranno un compenso di 145 euro (netti), che aumentano a 170 euro in Lazio e Lombardia, dove si rinnovano anche i Consigli Regionali.

Ogni presidente di seggio riceverà invece un compenso 187 euro, che diventeranno 224 in Lazio e Lombardia per le medesime ragioni. A conti fatti ci sono oltre 60mila seggi, tra cui 595 sezioni ospedaliere (istituite nei nosocomi e nelle case di cura con almeno 200 posti letto), 1.620 seggi speciali (allestiti presso gli ospedali e le cliniche con almeno 100 e fino a 199 letti, oppure nelle carceri) e 3.290 seggi cosiddetti “volanti”, cioè quelli che raccolgono i voti nelle case di cura con meno di 100 letti.

Presso le sezioni elettorali lavorano anche le forze dell’ordine, impegnate a garantire sicurezza: 21.154 poliziotti, 21.154 carabinieri, 11.526 finanzieri, 3.268 forestali, 300 poliziotti penitenziari, 3.638 vigili urbani, 585 poliziotti provinciali.

Infine bisogna tenere conto dei costi del materiale elettorale (schede, matite copiative, cancelleria), delle agevolazioni per favorire gli spostamenti via treno, aereo e nave di chi vive lontano da casa ma intende tornare nel proprio comune per esercitare il diritto di voto, del sistema informatico di supporto, degli straordinari del personale delle Prefetture e degli uffici municipali di anagrafe e stato civile, nonché delle ore di lavoro per allestire e smantellare i tabelloni elettorali per la propaganda, le cabine di voto e più in generale i locali che ospitano i seggi.

Ogni sezione, secondo i calcoli del Ministero dell’Interno, costa in totale una media di circa 6mila300 euro, per un totale che a livello nazionale sfiora i 390milioni di Euro. Non fosse altro che per non sprecare tutti questi soldi inutilmente, domenica date retta alla saggezza popolare e “Votate, votate, votate!