Nella foto la visita pastorale di mons. Paolo Rostagno a Succinto il 29 maggio 1946. Oltre al vescovo si riconoscono il rettore di Succinto don Giovanni Pellerej e il vicario foraneo don Pietro Aimino.

La Valchiusella, quel territorio canavesano premontano non distante dalla sede vescovile di Ivrea, popolato da gente semplice ma ricco di una storia costellata di personaggi di spicco del Regno di Sardegna prima e del Regno d’Italia poi, è stata anche terra visitata molteplici volte da alcuni vescovi.

Innanzitutto va detto che la minuscola borgata montana di Tissone di Fondo Valchiusella diede addirittura i natali, il 6 ottobre 1877, a uno di loro, ossia a Monsignor Martino Chiolino vescovo di Calama e Weiweifu in Cina.

Chiolino partì per la Cina prima dell’ordinazione sacerdotale nel 1899 come missionario del Pime, là fu ordinato presbitero nel 1900 ed elevato al rango vescovile nel 1921 da Papa Benedetto XV. Durante il suo episcopato costruì scuole e si spese per migliorare le condizioni di vita di quelle popolazioni. Era anche abilissimo nel trattare con i Signori della Guerra, una genia di briganti che infestava quelle povere regioni. Ritornato definitivamente in Italia nel 1947 in pessime condizioni di salute, si spense nella sede del Pime di Monza nel 1948.

Durante il suo periodo in Cina, ritornò due volte in Valchiusella per dei brevi soggiorni, durante i quali aiutava i compaesani a fare il fieno e proibiva ad ognuno di fargli il bacio dell’anello o qualsiasi altro segno di deferenza. In Cina era solito dire al suo segretario “I minatori del mio paese lavorano indefessamente, cosa vuole che sia quel poco che facciamo noi”. Prima di lui anche Drusacco diede i natali a un vescovo, ossia a Monsignor Giacomo De Pomariis, il quale fu vescovo di Ivrea dal 1427 al 1437. Fu lui a consacrare il duomo di Chivasso nel 1429.

Altri vescovi, non originari della valle, ma titolari di Ivrea, salirono alcune volte in questi territori per le visite pastorali. Nelle cronache si ricordano le molte presenze a Vico, sede di Vicariato, di Monsignor Giuseppe Ottavio Pochettini di Serravalle , vescovo di Ivrea dal 1769 al 1803, il quale soleva anche pernottare per presso la canonica del paese.

Un tempo le vie di comunicazione non erano certo quelle odierne e perciò nel borgo montano di Succinto, raggiungibile soltanto a piedi, mai nessun vescovo era salito in visita fino al 29 maggio 1946, quando vi si recò Monsignor Paolo Rostagno, accolto dalla popolazione in festa.

In seguito Succinto fu visitato da Monsignor Albino Mensa e più volte, sia ufficialmente, sia nella sue escursioni, dal Monsignor Luigi Bettazzi.

Il vescovo Bettazzi ama-va molto la montagna e la Valchiusella fu sovente meta di suoi pellegrinaggi e visite, alcune delle quali legate anche ad aneddoti piuttosto interessanti e simpatici.
Un giorno, saputo che il papà del parroco di Alice Superiore don Bobbio era a letto malato, giunse improvvisamente in paese e chiese al curato di poter salutare il padre. Felicissimo don Bobbio accompagnò monsignor Luigi al capezzale del padre, lo svegliò dolcemente e gli disse: “Papà, guarda chi è venuto a trovarti”. L’anziano, visto il suo visitatore, spalancò tanto d’occhi e proruppe in una tipica e colorita esclamazione piemontese: “Oh diau!”. Monsignor Luigi prendendogli la mano gli disse: “Tranquillo, niente di così considerevole, sono solo il vescovo…..”. L’ironia fu sempre l’arma di Bettazzi per mettere a proprio agio le persone e per sdrammatizzare ogni situazione.

Altri due aneddoti lo riguardano presso il Ricovero di Vico. Nel primo, il vescovo Luigi giunto in auto, suonò il campanello di un cancello ormai non più in uso. Dopo un po’ uscì una suora la quale non avendolo evidentemente riconosciuto gli gridò da lontano in tono imperioso e anche un po’ brusco: “Non vede che non passa più nessuno di lì, muova le gambe e passi di là…” indicandogli l’altro ingresso.

Il buon vescovo fece il giro e quando suonò all’ingresso giusto gli venne aperto dalla suora la quale restò pietrificata nel vedere chi era. “Eccellenza sono costernata, se l’avessi risconosciuta…”. La risposta di Bettazzi arrivò pronta: “Ah certo, ma non si avvilisca sorella, ho fatto un po’ di moto, poi il suo tono così suadente mi ha riscaldato il cuore….”. Per dovere di cronaca va detto che la suora in questione era sì piuttosto brusca a volte, ma nell’assistere gli anziani era invece molto disponibile e umana.

Un’altra volta monsignor Luigi in visita sempre al Ricovero di Vico, entrò, come faceva d’abitudine, di stanza in stanza a visitare gli ospiti. Entrato col parroco nella stanza di un’anziana, fu squadrato da capo a piedi e poi gli fu detto dalla signora: “Ah, ma io mi ricordo di lei, e cosa posso dirle, le sono venuti i capelli bianchi anche a lei eh!”. Il monsignore rispose: “Sono i segni della mia nuova dignità e identità che mi permettono di capire qualcosa in più sulla sofferenza umana”.

L’elenco potrebbe ancora durare a lungo. Molti altri vescovi salirono in valle, giunti da ogni parte del mondo per celebrare la Messa alla Statua della Madonna di Palestina, posta sul monte Bossola dal gruppo Mar Youssef, come Monsignor Kamal-Hanna Bathish, patriarca ausiliare di Gerusalemme dal 1993 al 2007, deceduto lo scorso giugno e molti altri speriamo di vederne in futuro.

Il cardinale Arrigo Miglio tra i suoi primi incarichi, dopo l’ordinazione presbiterale avvenuta nel 1967, ebbe quello di “portare la Messa” a Lugnacco, parrocchia all’epoca affidata allo storico parroco di Rueglio don Bartolomeo Peller. Vi risalì poi tante volte da Vescovo.

Monsignor Cerrato e Monsignor Salera hanno una cosa che li accomuna: la loro prima Messa in valle, dopo la loro nomina a capo della diocesi eporediese, l’hanno celebrata a Drusacco.
Monsignor Roberto Fari-nella, canavesano, anche lui è più volte salito a vario titolo in Valchiusella.

Termino con un episodio che, all’epoca, passò di bocca in bocca in tutta la valle.
Di ritorno dall’aver celebrato le Cresime a Traversella, Monsignor Albino Mensa decise di fare improvvisa visita all’anziano prevosto di Trausella don Domenico Arduino, ex cappellano militare e eroe di guerra.
Il sole era già tramontato. La vettura del vescovo si fermò al portone e il segretario suonò il campanello. Dopo alcuni istanti disse: “Non risponde eccellenza, ma la luce dentro è accesa”. Rispose il vescovo: “Riprovi figliolo, il rettore è afflitto da grave sordità a causa dello scoppio di una mina in guerra”.

Il segretario provò più volte, ma nulla. Passò casualmente una persona del paese e spiegò che siccome la sordità di don Arduino era peggiorata, il campanello non lo sentiva, allora sul lato della cucina erano posti dei giornali appesi a dei fili, uno dei quali scendeva le scale, usciva dal portone onde potesse essere tirato da fuori. Tirando il filo i giornali si muovevano all’interno della cucina e così il rettore, prima o poi, avendoli visti, avrebbe capito che c’era qualcuno al portone. Ingegnoso!

Il filo fu tirato più volte e finalmente una finestra si aprì: “Chi ca l’è?” tuonò la voce imperiosa del rettore il quale affacciatosi vide solo il suo parrocchiano e gettò così giù la chiave perché potesse entrare. Il signore e il buon don Arduino si ritrovarono a metà scala e il parrocchiano gridò con quanto fiato aveva in corpo: “Sotto c’è il vescovo di Ivrea che è venuto a trovarla”. Rispose il rettore: “E que ca vol da mi qul falabrach a st’ora?” (cosa vuole da me quel vagabondo a quest’ora?).

Poi il Monsignore fu fatto salire in canonica e ricevuto con tutti gli onori. Beh, il parrocchiano e il segretario all’inizio furono piuttosto irrigiditi dall’imbarazzo, ma sua Eccellenza, con perfetto aplomb anglosassone, non diede alcun segnale di aver sentito le parole del rettore, che, dato il suo tono di voce avevano echeggiato ben bene nella silente sera trausellese.