Gli ultimi 80 anni – 16 lustri… – sono stati un lungo periodo, senza precedenti, di pace in Europa dopo i devastanti conflitti del XX secolo, in particolare la prima e la seconda guerra mondiale. Di pace e anche di prosperità economica, in gran parte come risultato della fondazione dell’Unione Europea che ha promosso la cooperazione e la stabilità tra i Paesi membri, non senza difficoltà e non senza mediazioni e compromessi.

Siccome 80 anni di pace sono tanti, a qualcuno è parso “normale” che ci si debba avvicinare rapidamente a un nuovo periodo di guerra, i cui venti soffiano molto forti sulle nostre teste. Coloro che sostengono questa posizione sembrano basarsi sull’idea che, nel corso della storia, le società umane hanno avuto periodi alterni di guerra e pace, e che una sorta di ciclo storico starebbe portando nuovamente a un periodo di conflitto.

È vero che gli elementi di giudizio che abbiamo a disposizione fanno pensare a questa tragica prospettiva; tuttavia, questa visione fatalista della storia non può e non deve legittimare l’idea di avere un po’ di guerra ogni tanto. Ancor più, l’esperienza di 80 anni di pace in Europa dovrebbe essere un incoraggiamento a rafforzare gli sforzi per risolvere i conflitti in atto in modo pacifico, attraverso il dialogo, la diplomazia e la cooperazione internazionale, per continuare a crescere, a prosperare, a interagire tra popoli e Nazioni.

Anche un breve periodo di conflitto, ormai già lo sappiamo e lo vediamo in Ucraina (dove per altro il conflitto non è chiuso), ha conseguenze devastanti per le società coinvolte.

Inoltre, nel mondo interconnesso di oggi, i conflitti possono facilmente sfociare in crisi regionali o internazionali che coinvolgono altri Paesi: che è il grande pericolo che si sta correndo in Medio Oriente. Ai popoli fa bene la pace, mentre la guerra genera profitti importanti soprattutto per chi produce e mercanteggia armi, per chi vuole consolidare il proprio potere fuori dalle regole democratiche nazionali e internazionali… e anche per interessi economici personali.

Poiché non da oggi si sa che c’est l’argent qui fait la guerre, ma anche e sempre di più che c’est la guerre qui fait l’argent.