Oggi, Primo Maggio, dedicato a San Giuseppe artigiano, patrono silenzioso e fedele della quotidianità operosa, ci invita a riscoprire il senso profondo del lavoro come vocazione e dono, strumento di dignità, fondamento della vita sociale, ponte tra generazioni e territori. Non è solo una celebrazione sindacale o un momento di pausa, è un’occasione per riflettere, con sguardo cristiano, su cosa significa oggi “lavorare” e quale dignità racchiuda ogni gesto, anche il più semplice, compiuto con amore, responsabilità e giustizia.
La dottrina sociale della Chiesa cattolica ha da sempre dedicato al lavoro una riflessione profonda. Dalla Rerum Novarum di Leone XIII del 1891 fino alla Laborem Exercens di San Giovanni Paolo II e alle parole recenti di Papa Francesco, la Chiesa non considera il lavoro solo come mezzo di sussistenza, ma come parte integrante della vocazione umana. L’uomo, dice la Chiesa, si realizza nel lavoro non solo perché produce reddito, ma perché esprime creatività, intelligenza, responsabilità. Il lavoro è partecipazione all’opera creatrice di Dio, è contributo al bene comune.
E questo vale per ogni mestiere, dall’operaio al manager, dall’agricoltore al medico. Da questa prospettiva si deve guardare con rispetto e gratitudine tanto al lavoratore quanto all’imprenditore. Perché non esiste lavoro senza impresa, e non esiste impresa autenticamente cristiana che non metta al centro il valore della persona. Il Primo Maggio, per chi crede, è un invito a riconoscere Cristo nel volto di chi lavora.
È un’occasione per pregare per chi cerca lavoro, per chi lo ha perso, per chi lo vive con fatica o solitudine. È un giorno in cui chiedere al Signore che nelle fabbriche, negli uffici, nelle case, ci sia sempre spazio per la giustizia, la sicurezza, la dignità. Perché il lavoro è sacro. E ogni lavoratore, ogni imprenditore, ogni loro opera realizzata con onestà e passione, partecipa a quell’opera più grande che è il Regno di Dio.
Lavoratori e imprenditori, insieme, possono essere protagonisti di una rinascita; non sono avversari, ma alleati nella stessa missione: costruire una società più giusta, più equa, più umana. Non possiamo fare festa senza ricordare le troppe croci piantate nei luoghi di lavoro.
Le morti sul lavoro sono una piaga inaccettabile, una ferita che sanguina. La sicurezza non è solo un dovere legale, è un dovere evangelico: è la cura della vita del fratello, è il rifiuto di ogni logica che antepone il profitto alla persona.
(Foto tratta da Freepik)