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Alla pagina 9 del giornale di oggi trovate il bellissimo racconto di una iniziativa avviata dagli operatori della Rsa di San Benigno con il progetto “Messaggio per i giovani”, che si potrebbe tranquillamente chiamare “Siamo ancora vivi e pure saggi, vi dispiace?”. Gli anziani, stufi di aspettare visite come si aspetta l’autobus in periferia alle 3 di notte, scrivono ai giovani.

Non su TikTok o con una diretta Instagram, ma a mano, con carta e penna, con la stessa determinazione con cui i nativi digitali in burn-out perenne, scrivono all’assistenza clienti dopo tre mesi senza risposta. Una roba talmente anacronistica da sembrare rivoluzionaria.

I messaggi sono favolosi, come a dire: insomma, cari giovani, mentre vi affannate a cercare la verità nei reel da 15 secondi o nei tutorial su come diventare milionari in pigiama, sappiate che qui dentro ci sono dei novantenni – sovente con più cervello, cuore e humour – pronti a raccontarvi come si campa davvero. In questa iniziativa gli over-80 si sono seduti, hanno fatto crack con le ginocchia e hanno scritto tra l’altro: “Godetevi la vita!”, “Studiate!”, “Spegnete il telefono!”, “Rispettate i genitori!”, “Fate sport!”.

Una miscela esplosiva tra il catechismo della nonna, il manuale delle Giovani Marmotte e la saggezza del barbiere di paese. Ma non è roba da ridere. O forse sì, ma nel senso migliore! C’è una verità nascosta in quei messaggi. Un appello strano, quasi alieno, che suona più o meno così: “Ehi ragazzi, siamo vecchi ma non scemi. Abbiamo vissuto senza internet, senza Gps, senza tutorial su come pelare un avocado, eppure siamo ancora qui. Forse due dritte possiamo darvele”.

Il punto però è questo: forse non servono nuovi messaggi, ma nuove orecchie. Perché i consigli, in fondo, sono sempre gli stessi dall’inizio del mondo in poi. Ma chi li ascolta più, ora che tutti parlano, postano, condividono?

Gli anziani ci stanno dicendo qualcosa di importante, e lo fanno con il candore di chi non ha bisogno di “engagement” o “like”. La domanda è: siamo ancora capaci di ascoltare chi non ha follower ma ha vissuto? E poi, se non altro, con loro non c’è l’algoritmo a decidere cosa vi dicono. C’è la vita. Ed è sicuramente molto più interessante.