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Alle 8,30 di ieri più di mezzo milione di studenti in Italia ha aperto il plico della prima prova scritta dell’Esame di Stato. È la “maturità”, parola che pesa e promette, che incute timore e fascino, che sa di traguardo ma anche di partenza. Il nostro augurio è sincero: che queste giornate vi restino impresse non (solo) per l’ansia o la fatica, ma per la consapevolezza di quanto valete.

La maturità da sempre coinvolge famiglie, insegnanti, dirigenti, intere comunità che si stringono idealmente attorno ai maturandi. È una tappa che ha qualcosa di collettivo e rituale, e oggi più che mai è anche profondamente personale. L’Esame di Stato non è più un giudizio sulla persona, ma uno specchio in cui ognuno, per la prima volta, si guarda con gli occhi del mondo.

Questa edizione della maturità arriva in un’Italia che sta cercando di ridefinire i propri orizzonti educativi e professionali. Le prove scritte di italiano di ieri, e poi quelle tecniche, così come gli orali, ci dicono che lo Stato chiede ai suoi giovani pensiero critico, memoria storica e consapevolezza civile. La scuola prova a tenere il passo con i tempi.

Viene da chiedersi che futuro aspetta ai ragazzi che in questi giorni affrontano la maturità. Una società liquida, rispondono alcuni. Un mercato del lavoro instabile, un’università sempre più selettiva, sfide ambientali, sociali, tecnologiche che sembrano sovrastare anche chi ha già gli strumenti per affrontarle. Ci dicono anche che nel volto concentrato di chi affronta le prove non si legge rassegnazione, quanto piuttosto un coraggio che forse non sa ancora di avere, ma che è lì, quando si scrive chi si è e chi si vorrebbe essere.

Ai maturandi di oggi va riconosciuto il merito di attraversare un’epoca complicata; non chiedono garanzie, ma opportunità. Non vogliono scorciatoie, ma strade percorribili. È dovere garantirle. Restituire fiducia, dare ascolto, costruire un Paese dove l’intelligenza, la creatività, la responsabilità trovino spazio e dignità. Quelli della maturità sono giorni in cui il Paese potrebbe (o dovrebbe) guardarsi, attraverso gli occhi di quei ragazzi e ragazze, per capire cosa è stato, ma soprattutto che direzione vuole prendere.