Il 3 giugno 1985 il Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli e il Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi procedevano allo scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo tra Santa Sede e Repubblica Italiana del 18 febbraio 1984 e del Protocollo di approvazione delle Norme circa gli enti e i beni ecclesiastici del 15 novembre 1984. Una svolta storica nelle relazioni tra Stato e Chiesa. “Nasceva il nuovo sistema di sostentamento (8xmille, ndr), i beni temporali assumevano un ruolo strumentale per concorrere al bene comune, allo stesso tempo si chiedeva allo Stato di non sottrarsi completamente all’impegno di provvedere al clero, quanto, piuttosto, di attuare tale ruolo in una nuova modalità, ossia attraverso il concorso agevolante dello Stato”, si legge in una nota dell’Istituto Centrale Sostentamento del Clero (Idsc).

A Bologna è in corso un Convegno che celebra tale riforma; ma il Presidente della Cei Matteo Zuppi dice di essere “deluso per la scelta del governo di modificare in modo unilaterale le finalità e le modalità di attribuzione dell’8xmille di pertinenza dello Stato. È una scelta che va contro la realtà pattizia dell’accordo stesso, che ne sfalsa oggettivamente la logica e il funzionamento, creando una disparità che danneggia sia la Chiesa cattolica che le altre confessioni religiose firmatarie delle intese”. Palazzo Chigi ricorda che la modifica “fu introdotta dalla maggioranza parlamentare che sosteneva il governo Conte 2”, quindi M5S e Pd, dando facoltà di scegliere di destinare l’8xmille allo Stato fra 5 tipologie diverse d’intervento, alle quali “nel 2023 il Governo Meloni ha semplicemente inserito una sesta finalità”, il recupero delle tossicodipendenze, sulla quale la Chiesa cattolica è da sempre fortemente impegnata.

Come leggere la “rivoluzione” di 40 anni fa? “L’intuizione di collegare la libertà del cittadino alla scelta di destinare una parte delle tasse al sostentamento della Chiesa, senza vincolare la scelta a specifiche imposizioni, ha rappresentato un atto di fiducia reciproca tra istituzioni e cittadini – spiega monsignor Luigi Testore, vescovo di Acqui e Presidente dell’Idsc –. È una rinnovata consapevolezza della partecipazione attiva dei laici alla vita ecclesiale e del loro ruolo nel sostenere la missione della Chiesa nel contesto sociale”.