Raccontiamo a pagina 15 di questo giornale di un’iniziativa alternativa alla festa di Halloween, proposta a giovani e adulti dalla parrocchia Madonna del Rosario di Chivasso. La festa di Holy Wins: che non è un’invenzione locale, che altrove, dentro e fuori l’Italia, già si fa e ha lo scopo di valorizzare la bellezza e il significato del giorno dedicato ai Santi.
Raffreddati i bollenti “spiriti” (mai parola fu più adeguata, in tal frangente), messi da parte tutti gli aggeggi necessari per essere più brutti che mai, finito il ritornello di “dolcetto o scherzetto” c’è forse la possibilità di essere ascoltati con la dovuta calma e il necessario spirito di riflessione su una questione che sembra, ma non lo è, poco importante.
C’è un filo sottile, ma tenace, che lega l’umanità alle sue più alte aspirazioni, ed è la bellezza. Quella che illumina, che educa, che consola. È la bellezza dei gesti gentili, dei sorrisi sinceri, delle parole scelte con cura.
È la bellezza di un tramonto che ci costringe a fermarci, di una musica che ci riporta a casa, di un’opera d’arte che ci ricorda quanto l’animo umano possa ancora elevarsi. La meraviglia non ha bisogno di travestimenti. Eppure ce ne dimentichiamo, sopraffatti dal trionfo del brutto, dell’eccesso, del provocatorio a tutti i costi. Ci viene suggerito che il ribrezzo sia una forma di libertà, che l’orrido diventi divertimento, che il grottesco possa sostituire il sublime.
È una tentazione forte, soprattutto per i più giovani: il fascino del travestimento, della maschera, dell’effimero spavento. Ma ciò che si coltiva dentro resta, e l’abitudine al brutto lascia segni che il tempo non sempre cancella.
La bellezza, invece, educa, non solo l’occhio, ma il cuore. Insegna rispetto, equilibrio, misura. Ci ricorda che vivere è anche prendersi cura delle cose, delle persone, del linguaggio. È un atto di resistenza scegliere il bello in un mondo che tende a farne a meno: è un atto politico, culturale, umano.
La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij. Ma perché lo faccia davvero, tocca a noi salvarla prima, difenderla dal rumore, dall’indifferenza, dal gusto facile del brutto, tornare a riconoscerla, a cercarla, a insegnarla. Perché dove c’è bellezza, c’è ancora speranza.


