I volontari sono in fuga. Il mondo del volontariato – il Terzo Settore – è scosso, e non può non riflettere e non porsi qualche domanda col rischio di restare a secco di forze ed energie. Al 31 dicembre 2021 i volontari sono in calo del 15,7% rispetto al 2015; lo ha rilevato l’Istat nel Censimento delle Istituzioni Non Profit realizzato tra marzo e novembre 2022 e pubblicato un mese fa.

A quella data i volontari che offrono gratuitamente la loro opera erano calati a 4 milioni 661 mila 270. Il numero delle organizzazioni è invece aumentato dell’8,1% e i loro dipendenti sono poco oltre le 870 mila unità. La fuga dei volontari preoccupa, considerato il ruolo che hanno avuto negli ultimi trent’anni nel nostro Paese. Cosa sta avvenendo tra le nuove generazioni, e in particolare quella tra i 15 e i 35 anni maggiormente colpita dal calo? Si sta esaurendo il vigore energico e fruttuoso dell’impegno per il prossimo, oppure anche il volontario in questo “cambiamento d’epoca” sta modificando il suo modo di voler essere e di voler fare?

Osservatori ed esperti stanno concentrando l’attenzione sul volontariato temporaneo ed individuale, probabilmente lasciato fuori da censimenti e statistiche. Quella sembrerebbe la direzione; non si rifiuta l’impegno ma si vuole più libertà, meno legami di appartenenza all’associazione, maggiore distanza da quella più organizzata, strutturata, tradizionale. Insomma, un volontario che si senta svincolato, autonomo, discontinuo, temporaneo.

Un volontario “mordi e fuggi”, per forza debole nella progettualità, limitato nella visione d’insieme del compito da assolvere, libero battitore stretto nelle maglie dell’emergenza senza vederne il dopo, spinto da quell’imprudente fai da te da eroe fragile e solitario, reticente alla coordinazione e alla condivisione che annacquerebbero l’ego a favore di un “noi” troppo ecumenico per le poche medaglie da spartire.

Saremmo tutti più poveri se il volontario non ci fosse, ma continueremo ad essere poveri se questi non rivaluta la necessità e la bellezza di ri-mettersi in fila, di ascoltare chi ne sa di più perché non improvvisa per ovvie ragioni di tempo e di competenza, di offrire il suo inestimabile contributo, anche critico ma sempre costruttivo per le forze delle reti associative.

Sono esse le garanti dei successi e della continuità, ma esse devono sapersi urgentemente rinnovare in maniera moderna per fare sintesi con le istanze dei volontari di oggi sempre appassionati di rendere servizio al prossimo ed evitare di perderne troppi strada facendo.