(gabriella franzino – edy guglielmetti) – Con la novena per la festa della Madonna del Carmine presso la settecentesca chiesetta sita nella parte più orientale di Feletto, sono iniziate le devozioni estive alla Madonna.
Questa festa liturgica fu istituita per commemorare l’apparizione della Madonna, il 16 luglio 1251, a San Simone Stoch, all’epoca priore generale dell’Ordine Carmelitano; nel corso di quella rivelazione privata la Madonna gli consegnò uno scapolare in tessuto, rivelandogli notevoli privilegi connessi al suo culto.
Soprattutto negli ultimi anni, lo “Scapolare” o “Abitino” è nuovamente ricercato dai fedeli non, si spera, come forma di mero devozionismo, ma come modalità attualissima di vivere il Vangelo in comunione, rifacendosi, almeno un po’, alla spiritualità Carmelitana.
Durante l’omelia del 16 luglio, il Parroco don Stefano Teisa ha posto l’accento sulla figura del Profeta Elia che, proprio sul monte Carmelo in Palestina, raccolse una comunità di uomini fedeli a Dio, e che operò in difesa della purezza della fede sostenendo la centralità di Dio e l’importanza di rimanere fedeli alla sua legge, contrastando l’idolatria e predicando il pentimento.
Don Teisa ha continuato chiedendo al Signore la grazia di avere molti sacerdoti e ministri zelanti che, sulla scia del profeta Elia, abbiano la forza di servire Dio con passione opponendosi ai falsi profeti e alle false ideologie purtroppo dilaganti.
In un continuum sulla fede, anche nelle celebrazioni liturgiche successive di sabato 19 e domenica 20 luglio, sempre celebrate nella cappella del Carmine, Don Stefano ha parlato di fede vera, di quella che ha animato Abramo (Gn 18. 1-10a) che ha riconosciuto, ed accolto, nei tre forestieri, la SS Trinità. Si è soffermato sulla parola accoglienza, filo conduttore delle letture della XVI Domenica di tempo ordinario commentando: ”… accogliere Dio in casa non per farne un vitello d’oro, monolite immobile, ma perché noi siamo ad immagine di Dio e non viceversa; perché Dio è eterno, tensione e comunione, è unità e diversità…” E seppure ci viene difficile accettare, con i nostri ragionamenti umani, che l’accoglienza di Cristo si realizza anche con l’accettazione delle nostre sofferenze, esse, anziché inutili, se sopportate nel nome di Cristo, ci permettono di vivere con Lui il mistero della Croce.
La celebrazione del 19 è terminata con la consueta processione per le vie del paese che, come ha esortato ancora una volta il Prevosto, è un momento prezioso di devozione, di ringraziamento che va vissuto seriamente. In effetti il messaggio di fede viene trasmesso anche alla gente “per strada”, a chi non prende parte alla funzione religiosa…
Dopo la benedizione i Priori hanno invitato tutti ad un momento conviviale allestito nella piazzetta antistante alla Cappella dove, da sempre, l’incrocio di tre vie, una delle quali denominata non a caso “via della Gola”, garantisce, anche nelle giornate più calde, una sottile piacevole arietta.
Ultimo atto dei festeggiamenti è stata la S. Messa celebrata il lunedì sera a suffragio dei priori e benefattori defunti.
Anche quest’anno l’ottima riuscita della festa è stata possibile grazie all’impegno gratuito di molte persone: priori, collaboratori ed amici per ogni aspetto dell’organizzazione (comunicazioni, pulizie, fiori, arredi sacri, rifacimento tendoni…), volontari della Protezione civile e Polizia comunale che hanno “sacrificato” un sabato sera; cantoria, chierichetti e fratello cottolenghino che hanno reso più solenne le celebrazioni; e poi ovviamente il nostro Parroco don Stefano che ci ha accompagnati liturgicamente dall’inizio della novena; ma anche i tanti fedeli che con la loro partecipazione seria e convinta hanno reso onore alla Madonna del Carmine.
Per diverse persone poi, i riti del 16 luglio seguiti con fede e anche un po’ di nostalgia, hanno ricordato altre chiese in altri luoghi, lasciati parecchi anni fa ma mai dimenticati e che ritrovano, qui a Feletto, l’essenza di quella devozione per la “stessa” Madonna che li fa sentire un po’ più vicini a casa.
A quella Casa che proprio oggi, da Castel Gandolfo durante l’Angelus Papa Leone XIV ha definito la Chiesa: “Preghiamo Maria Santissima, Madre accogliente, che ha ospitato nel proprio grembo il Signore e insieme a Giuseppe gli ha dato casa. In lei brilla la nostra vocazione, la vocazione della Chiesa a rimanere casa aperta a tutti, per continuare ad accogliere il suo Signore, che chiede permesso di entrare.”
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