Siamo ad una svolta epocale nei rapporti internazionali, con il “divorzio” dell’America di Trump e di Musk dall’Europa, con l’accordo con Putin, con una proposta di pace che nei fatti è la resa dell’Ucraina alla Russia, premiata perché “più forte”. È abissale la distanza con la tregua bilaterale e la “pace giusta e duratura” chiesta da Papa Leone XIV sia per la Terrasanta sia per la martoriata Ucraina, che continua ad essere bombardata giorno e notte, nel sostanziale silenzio dell’opinione pubblica occidentale, come se ci fosse una differenza tra le vittime di Netanyahu e quelle dello Zar.
Il terremoto Trump, che pone fine a ottant’anni di solidarietà tra le due sponde dell’Atlantico, costringe i partiti italiani a scelte chiare, senza fumisterie, perché è in gioco il futuro dell’Europa (Italia compresa) e della stessa idea di pace e di civiltà. Si può premiare l’aggressore, come si è chiesto più volte il Presidente Mattarella? La legge del “più forte” dove conduce? Alla Cina che si prende Taiwan, agli USA che occupano Panama e Groenlandia?
La premier Giorgia Meloni, la più spiazzata dall’amico Trump nella sua linea di fedeltà a Kiev e a Zelensky, cerca ancora di mediare tra gli USA e l’Europa, senza riconoscere che il piano Trump sull’Ucraina è scritto su dettatura russa, come aveva ammesso il segretario di Stato Rubio in un incontro riservato ai parlamentari repubblicani. È la dottrina anti-Europa Trump-Putin che va contestata alla radice, insieme alla chiara “voglia” degli Autocrati di riscrivere il patto di Yalta, emarginando le istituzioni democratiche, privilegiando nuove aree di influenza territoriale e, soprattutto, il business.
I due vice della Meloni sono ancora una volta su sponde opposte: Antonio Tajani, leader di Forza Italia, è schierato con Bruxelles, sulla linea dei Popolari europei, fedeli alle origini della UE con Adenauer, De Gasperi, Schumann. Matteo Salvini è apertamente con Trump-Putin, contrario a nuovi aiuti a Kiev e all’uso dei fondi russi custoditi nella Banca del Belgio. In concreto tre leader nel governo, tre posizioni molto distanti.
Nel centro-sinistra il Pd con Elly Schlein ed i Centristi di Italia viva e Azione hanno rigettato subito l’accordo Trump-Putin, rilanciando il sostegno all’Europa e a Kiev, difendendo i valori di libertà, democrazia, pace che sono alla base della costruzione europea. Più incerte le posizioni dei Pentastellati e di AVS (Alternativa Verdi-Sinistra). Gli ex grillini, che non hanno mai nascosto le simpatie per Putin (basta leggere Il Fatto Quotidiano), hanno sferrato un nuovo, duro attacco al governo di Bruxelles. Ma chi ha rifiutato la tregua? Ursula von der Leyen o Putin? Verdi e sinistra sono severi con il patto Trump-Putin, ma allo stesso tempo, fermamente contrari al governo di Bruxelles.
Ancora una volta, su questioni essenziali, i due Poli appaiono spaccati al loro interno, creando una confusione che allontana l’elettorato (vedasi l’astensione crescente). Emblematica l’audience del confronto televisivo da Mentana, su La7, in due giorni, tra Elly Schlein e Giorgia Meloni: un pubblico tradizionale, un milione e mezzo di ascoltatori, nessun exploit.
Oggi la priorità va alla difesa dell’Europa, oltre lo scontro tra i Poli. L’idea della solidarietà nazionale, patrocinata da Mattarella, appare sempre profetica e la caduta del Governo Draghi una manovra di bassa “macelleria” parlamentare. Ma l’Europa di Bruxelles deve alzare il livello politico, sociale e culturale della sua presenza, anche superando il diritto di veto di ognuno dei 27 Paesi (emblematico il caso Orban, il premier ungherese difensore di Putin in ogni circostanza).
Anche la dimensione economicistica dell’UE deve lasciare spazio al primato di una politica intessuta di valori. In questa direzione, contro la tesi del più forte; il pensiero di ispirazione cristiana può offrire un contributo pienamente costruttivo, con il rifiuto della violenza, l’amore per il prossimo, il primato dei più deboli, poveri, emarginati, il potere come servizio… Occorre un nuovo dialogo europeo, tra laici e cattolici, senza chiusure ottocentesche, per la difesa e il progresso di una civiltà millenaria e di mezzo miliardo di persone.


