Torno dal Meeting di Rimini con due immagini negli occhi e nel cuore. Esse mi hanno comunicato con intensità un messaggio potente e allo stesso tempo delicato, comunque di una bellezza incantevole.

Il primo giorno sono entrato nella mostra che raccontava, attraverso testimonianze molto dirette e spesso crude, le sofferenze e l’ingiustizia che il popolo ucraino sopporta da anni… Dopo due pannelli sono uscito, perché mi sembravano troppo “forti” e “tragiche”.

Solo dopo tre giorni ho deciso di riprovare. Quando mi sono trovato di fronte alla icona della Madre sofferente, ho capito il titolo della mostra: “Custodire l’umano”. Infatti, ero entrato il primo giorno dall’uscita!

Invece, la bellissima opera di Natalia Pastushenko, veniva prima delle testimonianze.

Mostrava la Mamma di tutti che comprende ogni dolore, an-che quello di chi subisce la guerra, perché vive nella sua carne tutte le ferite dei suoi figli. Mi ha accompagnato, dolente, in tutta la visita, illuminando il cammino di donne e uomini che abbracciano la Croce come ha fatto suo figlio e affrontano a testa alta l’inferno che avanza, opponendosi con dignità e speranza.

Una seconda mostra, “La forza dell’umano nell’uomo”, descriveva l’itinerario artistico dello scrittore sovietico Vasily Grossman. Don Giussani ha suggerito ripetutamente la lettura dei suoi romanzi, in particolare di Vita e Destino, perché “Grossman fa capire che Dio esiste e la vita può avere un esito felice”.

Con stupore, sono stato conquistato dalla descrizione che Grossman fa della Madonna Sistina nel suo libro “Il bene sia con voi”. L’opera era stata trafugata nel 1945 a Dresda dalle armate sovietiche. Prima di essere restituita, fu esposta a Mosca. La straordinaria pittura ad olio di una madre e un bambino suscitò in Grossman l’immagine delle giovani madri che nel campo di sterminio di Treblinka si avviavano alle camere a gas. Ma questa madre, la Madre, e il bimbo, il Bambino, esprimono drammaticamente la coscienza di chi si avvia alla morte, con la certezza del Destino buono, della propria dignità infinita, più grande di ogni delitto o barbarie.

La Madre addolorata stava / in lacrime presso la Croce / su cui pendeva il Figlio” (Pergolesi)