Viviamo nelle terre dei “Sacri Monti”, percorsi immersi nella natura, da secoli luoghi di preghiera, implorando attraverso Maria la pace, la salute, il dono dell’acqua dal cielo e della fertilità delle terre e dei grembi. A questi monumenti che disegnano le montagne, si aggiungono le chiese e i campanili di paesi e città.

A Venegono Superiore c’è il santuario di Santa Maria alla Fontana. Costruito, a partire dal 1542, dal Conte Giovanni Battista Castiglioni e Ippolita Figini, in occasione del loro matrimonio e dedicato a Maria Assunta, ci offre un bellissimo quadro della Vergine, opera della scuola di Bernardino Luini.

Quelli sono anni tormentati: dilaga il protestantesimo, le scoperte geografiche scuotono la mentalità dell’uomo europeo, inizia il Rinascimento, ci sono guerre, lotte politiche e crisi economica. La Chiesa si raccoglie attorno alla Madre, con questi monumenti, per favorire un pellegrinaggio e una devozione a Cristo e Maria nelle proprie terre, mentre i luoghi santi sono nelle mani dei Turchi.

Questi edifici costituiscono una educazione popolare diffusa che accende un amore alla Vergine che durava e durerà nei secoli. Una rifondazione radicale della fede indirizzato al popolo, all’homo sanza littere, alla gente semplice che lavora e ha figli.

Sempre per volere della famiglia Castiglioni la chiesa fu restaurata nel 1678, affidando l’opera all’architetto Buzzi, che lavorò alla XIV cappella del Sacro Monte di Varese, rendendo per tutto il ‘700 la piazza di Santa Maria il vero centro di Venegono Superiore. Gli ultimi restauri sono stati realizzati alla fine del secolo scorso, quando la chiesa, eretta a santuario, era diventato proprietà parrocchiale.

L’intero restauro della chiesa è stato finanziato dall’operosità e con i sacrifici della gente del popolo, senza le antiche e astute indulgenze. Non solo raccogliendo, per oltre dieci anni, le ingenti somme necessarie, ma, soprattutto, offrendo il proprio impegno e lavoro volontario, come muratori, architetti e aziende, tra feste popolari e rosari nel santuario. In letizia e amicizia.

I nostri monumenti sono originati da veri movimenti di fede popolare. A noi la sfida, oggi, di non ridurci a custodi di musei, ma di essere costruttori di chiese fatte di pietre vive.

“Se questi e queste hanno potuto, perché anch’io non potrò?” (Sant’Agostino).