Fa piacere sapere che, tramite il nostro giornale, c’è chi ha maturato l’idea di una qualche forma di carità in favore di chi versa in condizioni difficili: che, dato il periodo, sono tanti. Come tante sono le espressioni del Terzo Settore – cattolico e laico – che si danno da fare per porvi rimedio. Ma hanno bisogno di donazioni, offerte, solidarietà, carità, beneficenza, elemosina.

Proprio come tutte quelle realtà nazionali, regionali, locali, impegnate nella lotta al Covid-19, che hanno sparso i loro Iban un po’ ovunque per raccogliere denaro e acquistare ciò che mancava per far fronte all’emergenza.

Nelle pagine interne trovate questo titolo: “l’emergenza esalta la solidarietà”. Gli italiani hanno un cuore grande che, quando c’è bisogno, batte più forte, scatena gesti d’amore e allenta i cordoni della borsa. Partono allora quelle gare di solidarietà che suppliscono a tante mancanze, per lo più statali.

Come saremmo senza carità e donazioni? Immense gocce di partecipazione popolare al dramma di un Paese intero. Come per il Terzo Settore, troppo sovente sostituto – suo malgrado – delle mancanze del settore pubblico, quando dovrebbe solo essere complementare o sussidiario, anche le donazioni hanno riempito il vuoto di uno Stato che negli ultimi dieci anni ha perso per strada 37 miliardi per la Sanità, riducendo ospedali, posti letto, terapie intensive, medici ed infermieri e smantellando la sanità territoriale.

Il cittadino paga le tasse e lo Stato dovrebbe offrire servizi. Secondo i dati aggiornati dell’Ocse l’Italia ha destinato alla sanità nel 2018 l’8,8% del proprio prodotto interno lordo, che scende al 6,5% se si considera la spesa sanitaria finanziata solo con soldi pubblici. Germania, Francia, Regno Unito fanno meglio di noi.

La pressione fiscale nostrana è prevista al 42,5% nel 2022, ma il carico fiscale oggi è pari al 59,1% dei profitti commerciali. La carità – umana e cristiana – non è dovuta, non accetta le deroghe e la deresponsabilizzazione di chi è preposto al vero bene comune, e non a quello del proprio partito.

Carità e solidarietà restano espressione della grande libertà del cuore umano non imbrigliato da leggi, se non quella dell’amore per gli altri; altrimenti si chiamerebbe tassa di solidarietà. Che è tutt’altra cosa; né bella, né felice come idea.