Il no della Rai al duello televisivo Meloni-Schlein per le Europee è un fatto politico di prima grandezza: avviene perché metà delle forze politiche presenti in Parlamento si sono opposte al bipolarismo destra-sinistra per la “par condicio” e per il rifiuto di sottoporsi ad alcuna egemonia, dentro e fuori delle coalizioni.

A destra Forza Italia con Tajani ha rivendicato le grandi diversità tra i Popolari europei, sostenitori di Ursula von der Leyen, e i Conservatori alleati con gli euroscettici, da Orban alla francese Le Pen; tra l’altro la stessa Meloni, con la partecipazione alla riunione madrilena dell’estrema destra di Vox, ha confermato indirettamente i rilievi di Tajani, proponendo il rovesciamento del governo di larghe intese di Bruxelles, dando un sostanziale “ben servito” alla stessa Von der Leyen. Come poteva in tv rappresentare due linee così opposte? Come conciliare l’europeismo del PPE con il nazionalismo euroscettico della leader francese o del premier di Budapest?

Nel centro-sinistra i “no” sono venuti dai Pentastellati e dall’Alleanza Verdi-Sinistra; Conte non si sente rappresentato dalla Schlein; anzi! Non accetterà mai intese a guida Pd (con la conferma del tramonto del “campo largo”); in questo contesto il “no” grillino al duello tv ha evidenziato all’intera opinione pubblica che la crisi politica e programmatica del centro sinistra è molto profonda. Si inserisce in questa linea anche il “no” di Bonelli e Fratojanni; in particolare i Verdi si sentono lontani dai Dem sui temi ambientali e sono inquieti per l’appoggio alla Schlein del gruppo editoriale Gedi (ex Fiat).

Nell’area di Centro ha votato “no” Calenda, da sempre contrario all’egemonia di due poli in nome del pluralismo istituzionale; in dissenso da Azione Renzi si è espresso per il “sì”, continuando uno schema “fratricida” che rende fragile il polo centrista e debole il supporto elettorale reciproco, nonostante i sondaggi attribuiscano al Centro uno spazio del 10%. E anche in Piemonte per le Regionali, Azione sta con Cirio e Italia Viva con la Pentenero: una divisione che segna sconcerto nell’opinione pubblica moderata.

Sul dibattito tv l’autorevole “Corriere della Sera” ha segnalato che nessun paese della UE segue il modello del bipolarismo all’americana; l’Italia sarebbe stata un’eccezione. La realtà politica e sociale non è riconducibile a due soli colori, anzi dobbiamo interpretarne la varietà e la complessità, come auspicava Aldo Moro, rifuggendo dalle semplificazioni; in Italia, anche nei momenti più difficili, non c’è stato il clima d’odio che oggi si respira negli Stati Uniti bipolari di Trump e Biden. In piena “guerra fredda” De Gasperi e Togliatti hanno scritto insieme la Costituzione, Fanfani e Nenni hanno trovato un’intesa negli anni sessanta per una “gestione sociale” del boom economico, Moro e Berlinguer hanno proposto il “compromesso storico” per battere il terrorismo eversivo. Oggi la stessa tragedia delle guerre dovrebbe spingere alla ricerca dei punti di dialogo.

Lo stop televisivo rende problematico un altro tema politico bollente: il premierato elettivo. È evidente che in Parlamento non c’è la maggioranza qualificata per varare (in quarta lettura) la revisione costituzionale; si andrà con ogni probabilità al referendum popolare e questo rende inquieta la Premier, visti i dubbi dei suoi alleati forzisti e leghisti; soprattutto cresce il peso dell’opinione pubblica dopo le sferzanti critiche della senatrice Segre al progetto del Governo e l’appassionata difesa del ruolo “garante” del Quirinale, fedele “servitore” delle istituzioni repubblicane nate dalla Resistenza.

Nonostante la delusione di Bruno Vespa, la spaccatura del Parlamento sul dibattito tv ha fatto chiarezza sui temi essenziali per le istituzioni democratiche, facendo emergere alla luce del sole i profondi contrasti all’interno dei poli, spesso sottovalutati dai grandi media che privilegiano le dimensioni “personali” della politica, con i leader prima dei programmi. È il caso della Lega per il dissenso della base dalla linea di estrema destra del gen. Vannacci, del Pd per il disagio dei catto-dem per le scelte radicali della Schlein sui temi etici, dei Forzisti su alcune scelte economiche di Giorgetti, avallate dalla Meloni.

Il potere della tv si è ridotto? Speriamo cresca quello del cittadino-elettore.