Ormai non possiamo nascondere che la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina è una guerra che si sta perdendo. Lentamente ma inesorabilmente l’armata di Mosca conquista sempre più terreno. Lo dissi ad un convegno pubblico il 7 marzo scorso in Santa Marta: la semplice analisi dei numeri tra i due contendenti era evidente, non bastava il rifornimento di armi dall’Occidente, perché è bene ricordare che la guerra essenzialmente ammazza le persone, combattenti e civili.
La difesa ad oltranza delle democrazie occidentali, escludendo i precedenti di scarsa moralità, non la si può evidentemente ottenere con un impegno a distanza. Da quando esiste la Russia con le sue pretese territoriali, mai nessuno stato occidentale ha ufficialmente mandato uomini a morire. Gli ultimi che lo fecero in tempi recenti, ma per invadere la Russia e che ci lasciarono le penne, furono Napoleone e Hitler.
L’attacco sovietico condotto da Stalin contro la Finlandia nel 1939-40 resta l’esempio più vicino alle realtà odierna. Dopo la difficoltà iniziale dell’entusiasmo della patria dei soldati finlandesi e dei volontari e degli aiuti europei, i sovietici strapparono parti di territorio, bombardarono Helsinki e ottennero ciò che volevano al costo di oltre 126mila morti. I Finlandesi perdettero circa 25mila uomini e arrivarono ad un accordo per non annientare il proprio piccolo esercito.
Le ragioni territoriali di allora sono analoghe a quelle odierne anche se in posizioni geografiche differenti. Dire chi avesse ragione nella contesa è difficile sia allora e sia oggi. Non fu trovato un accordo allora e non lo si vuole oggi.
È evidente che i Russi prima o poi strapperanno ad una Ucraina esausta un accordo. Sta di fatto che la Nato, che ha ripreso “appeal” negli ultimi mesi da parte di tutti gli stati occidentali, sta organizzando un esercito di reazione rapida di circa 300mila unità da muovere – in caso di necessità – sul lungo fronte che separa l’Europa dalla Russia. Tutto questo sta lievitando perché la via della pace tra gli Stati, gli organismi di mediazione internazionali che si è data questa singolare comunità umana (la nostra), ha fallito ancora una volta come fallì la Società delle Nazioni all’epoca.
Questo perché la guerra, non dimentichiamolo, sfugge alle logiche dell’etica e della moralità che più o meno vivacchiano in tempo di pace e soprattutto perché la guerra in Ucraina, nata per rivendicazioni territoriali russe, è arrivata al punto di non ritorno: non ci sono più soldati.
E per chi non è più giovanissimo, non può non venire in mente la canzone di Re Trombonem presentata allo Zecchino d’Oro del 1969 che diceva tra l’altro: “Re Trombone stamattina / S’è svegliato con l’idea di far la guerra./ Vuol fare la guerra! Ma la guerra non si fa / Perché mancano i soldati… / Non ci sono più soldati! / Per la guerra di Re Trombon! / Re Trombone manda in giro / Un alfiere con la tromba e col tamburo./ E col tamburo! E l’alfiere bene o male, / Mette insieme tre soldati e un caporale.. e poi conclude con: Ma il nemico non si trova / E la guerra non si fa…!!!”. Chi volesse, può ascoltarla cantata dall’allora bimbo Andrea Telandro sulla piattaforma Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=eIodTjmVEZU&t=10s