Dopo l’overdose di sfide epocali tra il nostro campione Jannick Sinner e Carlos Alcaraz, è ancora tempo di tennis. In questo momento sembra essere diventato lo sport nazionale. Il regista Di Stefano, con la pellicola di questa settimana, ci porta in un tempo trascorso, ma ancora vivo nei ricordi di molti: fine degli anni ’80, è ancora tempo di Adriano Panatta, ma soprattutto di Björn Borg e John McEnroe.

Roma. Felice Milella è un ragazzino di 13 anni, con una famiglia semplice: ma il papà Pietro incombe con un sogno, suo figlio dovrà diventare un campione di tennis, anzi il più grande campione di sempre.

Era il sogno del papà, in realtà. Ma che importa? Quando non si riesce a realizzare ciò che si pensa da una vita, perché non riversare le proprie aspirazioni sulle persone più vicine? In questo caso Felice, che è un ragazzino sì dotato, e ama giocare a tennis con i compagni.

Ma cosa succede quando la racchetta non risponde completamente ai suoi sforzi? Ecco che allora il babbo trova una soluzione: affidarlo a un maestro, un insegnante, campione di tennis, un esperto del Foro Italico… Raul Gatti. Da un po’ di tempo ha abbandonato le competizioni, ma nulla può fermare l’ambizione di papà, che è convinto di aver trovato la gallina dalle uova d’oro. Gatti ha messo un annuncio sul giornale, formerà nuovi talenti: ecco l’occasione perfetta.

In realtà anch’egli ha avuto alcuni problemi di salute, ed è stato dimesso da poco da un ospedale psichiatrico.

Il gioco, il successo, l’ambizione. Sono alcuni temi su cui ruota l’ultimo film di Di Stefano, che abbiamo già conosciuto in “L’ultima notte di Amore”, sempre con Favino (che è ancora bravissimo). Lo sguardo inebetito dell’attore verso ciò che sta accadendo, a Raul stesso e al mondo, è forse il simbolo più eloquente del messaggio del film.

 

Il Maestro

di Andrea Di Stefano
paese: Italia 2025
genere: drammatico
interpreti: Pierfrancesco Favino, Tiziano Menichelli, Giovanni Ludeno, Edwige Fenech, Valentina Bellè
durata: 2 ore e 5 minuti
giudizio: interessante-bello