(di filippo ciantia) Non ci si abitua mai. Anche dopo otto figli e 15 nipoti e una vita spesa nelle corsie a curare malati di tutte le età, dai neonati ai grandi anziani, il male fa male. Ha appena ricevuto le foto del nipotino di cinque settimane ricoverato in terapia intensiva: i tanti tubicini e la maschera per l’ossigeno, che ha spesso applicati, le appaiono in una dimensione diversa. Di colpo l’assale l’angoscia. Vorrebbe essere là, lontano, a fare qualcosa lei stessa. Ma non è possibile: ha mandato consigli e suggerimenti, ma il senso di impotenza appesantisce il cuore.

Finito il turno di lavoro in ospedale torna a casa. Lo stomaco è chiuso per la pena che l’ha presa vedendo le foto del neonato intubato e la paura che traspare dalle parole dei genitori trasmesse con whatsapp. Potrebbe pregare in casa, ma esce rapida e va in chiesa per parlare direttamente all’ospite del tabernacolo.

Si inginocchia sulle panche nella chiesa deserta e silenziosa. Nella penombra si sgranano le Ave, a fatica, perché quasi manca il respiro, guardando al piccolo scrigno dove sta il Signore, che fu bambino e capisce bene cosa vuol dire soffrire. Finite le cinque decine, si alza e va davanti all’altare della Madre per le litanie. È quasi alla fine, quando sente la porta aprirsi e alcuni passi. Un papà è venuto a prendere la figlia all’asilo e, prima di tornare a casa, l’ha portata a dire le orazioni. Una bimba di un paio d’anni se non meno. Sente leggere le parole dell’Ave Maria e poi l’Angelo di Dio.
“Sono venuti a pregare con me, a condividere la mia pena”. Li raggiunge veloce e chiede alla bimba se può dire un “Angelo di Dio” per un bambino piccolo, più piccolo di lei, che è malato. “Gesù ascolta subito le preghiere dei bambini”. Pronta, la bimba acconsente ed inizia la preghiera al nostro custode personale e anche a quello del bambino piccino e lontano. Il suo papà chiede di aggiungere “un’Ave”. Poi vanno, in silenzio.

La nonna medico si accorge che il peso e la pena sono spariti. Gesù viene nelle piccole cose di ogni giorno, anche attraverso una bambina di meno di due anni che recita con te la preghiera di cui hai bisogno. Il cuore è più leggero.

“Il nostro male è come un grande peso che una grazia rende sereno, lieve” (Raissa Maritain)