Papa Leone ha invitato tutti a pregare per quelle persone “che vivono nel buio e nella disperazione e che combattono con pensieri suicidi”. Il Santo Padre esorta l’intera comunità a rivolgere uno sguardo di attenzione e di tenerezza, ma soprattutto a stringere legami con chi vive un disagio esistenziale tanto profondo, e di operare affinché nessuno abbia a sentire quella devastante sensazione di solitudine, di inappropriatezza dell’essere in vita e di disinteresse da parte di chi gli è vicino.
Sebbene ogni individuo possa fare esperienza di momenti della vita particolarmente probanti – in cui il peso del mondo sembra ricadere su troppo esili spalle e dove una serie di sfortunate conseguenze sembrano accanirsi lasciando sfinito e senza speranza chi si trova in queste situazioni –, chi può contare sull’aiuto morale, psicologico, fisico o materiale o può condividere una riflessione su una condizione di vita pesante da gestire è in grado di sperimentare quel leggero sollievo capace di offrire la giusta forza per andare avanti.
Di contro, chi vive tali situazioni nella solitudine e nell’indifferenza tanto da sentirsi trasparente, oltre al dramma della tragedia che avverte incombere su di sé, sperimenta il dolore della disperazione. Questo dolore è quello che porta al suicidio circa 4mila persone l’anno in Italia. Chi soffre di una patologia che conduce verso gesti anticonservativi spesso è solo, spesso il disagio che sperimenta è scomodo, mette in difficoltà, annoia, tanto da far sentire inadatto chi si prodiga per portare aiuto, poiché qualunque cosa si tenti viene disattesa.
Molti suicidi riguardano persone mai prese in carico dai servizi sociali, e talvolta quelli che erano in carico ai servizi territoriali hanno preso una decisione tragica, perché hanno ritenuto impossibile tornare a condurre una vita di nuovo “normale”. È sempre importante garantire una formazione a chi – soprattutto nel volontariato nei diversi servizi offerti dalle strutture ecclesiali – è deputato all’ascolto degli altri ed è invitato ad operare in un’ottica di rete e di sinergia. Una premura che anche il Papa sottolinea.
Alleviare un disagio esistenziale così profondo non è un atto che si può delegare a una sola persona o istituzione. Per sostenere una persona in crisi c’è bisogno di tante forze disponibili e per questo il Papa chiama a sostegno l’intera comunità. C’è bisogno del conforto della Chiesa, ma anche dell’abbraccio di tutte le persone che vivono intorno a quella persona.


