Sulle due guerre in Ucraina e in Palestina il Presidente Sergio Mattarella ha espresso parole fermissime contro i due governi russo e israeliano: “Ci si muove ormai su un crinale. Il mondo rischia di scivolare in un baratro come il 1914. Nessuno allora voleva far scoppiare la Guerra mondiale ma l’imprudenza dei comportamenti provoca prospettive gravi”. Il Capo dello Stato parlava dopo l’aggressione dei droni russi alla Polonia e dopo il bombardamento israeliano a Doha, nel Qatar, ricordando anche la grave decisione sulla suddivisione della Cisgiordania, per rendere impossibile la creazione di “due popoli, due Stati”. Fautore autorevole del rispetto del diritto internazionale e della Carta dell’ONU, Mattarella ha inoltre respinto al mittente “le reiterate minacce del Cremlino ai Paesi europei”.

Ma la coraggiosa posizione del Quirinale non ha avuto nelle forze politiche l’attenzione che meritava. Clamoroso il voto al Parlamento europeo di Pentastellati e Lega: hanno votato contro l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, aderendo sostanzialmente alla linea di Putin che pretende la neutralità di Kiev, come se la Russia avesse titolo per dettare le scelte di uno Stato sovrano, con un’aggressione militare che ha rotto la pace nel cuore dell’Europa dopo ottant’anni.

Non è la prima volta che Conte e Salvini contestano iniziative contro Putin: c’è da chiedersi come i due Poli possano procedere, nel campo delicatissimo della politica estera, con posizioni interne così diverse. Una situazione analoga si è verificata nel voto su Israele e Gaza: sulla linea europea di netta condanna del Governo Netanyahu e di riconoscimento dello Stato Palestinese si sono espressi Forza Italia e Pd, astenuti, per motivi diversi, Fratelli d’Italia e AVS (Alternativa Verdi-sinistra), contrari, con opposte motivazioni, Lega e Pentastellati. In concreto un’Italia politica in frantumi su uno scenario decisivo per le scelte per il futuro di pace. Questa confusione, che ha pochi precedenti nella storia repubblicana, rende marginale l’Italia nel quadro internazionale: emblematico il ritardo nel riconoscere lo Stato di Palestina, scelta minoritaria tra gli Stati europei.

Le forze politiche sembrano prevalentemente impegnate nella campagna elettorale per le Regionali, anche con esasperazioni polemiche che sembrano dettate da contingenze… “pro urne”. Approfittando di infelici dichiarazioni del noto matematico professor Odifreddi, la premier Giorgia Meloni ha accusato tutte le opposizioni di seminare odio sull’uccisione in America del fedelissimo trumpiano Charlie Kirk. Per la verità tutti i leader del “campo largo” avevano espresso una ferma condanna dell’assassino del leader Maga, non va inoltre dimenticato che, in tempi recenti, la rottura della vita democratica USA era avvenuta già con l’assalto a Capitol Hill (culla delle istituzioni) dei seguaci di Trump, contrari all’elezione di Biden.

La presidente del Consiglio ha vestito i panni del leader della Destra, mentre la sua responsabilità istituzionale doveva suggerirle, come testimonia Mattarella, un appello all’unità di tutte le forze politiche contro la violenza, per la democrazia. Così avevano fatto DC e PCI dopo l’attentato a Togliatti, idem Moro e Berlinguer contro il terrorismo eversivo, il Presidente Oscar Scalfaro e il suo successore Carlo Azeglio Ciampi contro lo stragismo mafioso… La replica alla Meloni della Schlein è illuminante: ha respinto (giustamente) le accuse ed ha annunciato che la Destra sarà battuta nel voto. Ma alle politiche mancano quasi due anni: staremo in apnea sino alla primavera 2027? Il bipolarismo all’italiana, sorto negli anni Novanta sul modello americano, sotto la spinta di Mani Pulite e dei referendum dell’onorevole Mario Segni, non sembra produrre buoni risultati.

Recentemente Papa Leone XIV ha sottolineato i limiti delle democrazie, esortando i Governanti e le Comunità a lasciare le vie dell’odio, a ricercare il bene comune, a dialogare, pur nelle diversità, per costruire una società giusta, per una pace duratura, nel rispetto del diritto. Ascoltiamolo!

Nella politica, come nella società, l’avversario è un competitore, non un nemico da abbattere. Maggioranza e opposizione debbono entrambi concorrere, in funzioni diverse, al bene del Paese. Vale per l’Italia ma servirebbe anche agli USA, prima che il declino dell’Occidente lasci campo libero agli Autocrati e alle guerre di dominio.