Adoro il film “Il Padrino”. Non solo per la regia magistrale di Francis Ford Coppola e le interpretazioni indimenticabili di Al Pacino e Marlon Brando, ma, soprattutto, per il suo geniale e drammatico messaggio esistenziale.

Michael è il figlio che tenta di sfuggire al destino della propria famiglia. Fidanzato con un’americana e decorato dall’esercito statunitense, sembra l’unico dei Corleone capace di immaginare un futuro fuori dal clan. Alla festa di matrimonio della sorella Connie, arriva in ritardo, appare a disagio, racconta alla fidanzata i segreti criminali di famiglia: “Questa è la mia famiglia, Kay, non sono io”.

Questa distanza tra identità personale e appartenenza tribale crolla improvvisamente quando Don Vito viene ferito in un attentato. Emerge la potenza ancestrale dell’appartenenza di fronte al padre morente: l’identità che Michael rifiutava riaffiora come un destino ineluttabile. Il clan non è una semplice famiglia: è un sistema antico, un codice morale alternativo.

Nel mondo dei Corleone il Noi prevale sull’Io, la lealtà è più forte della legge, la protezione del clan è la legge morale. Il richiamo della tribù è più forte della libertà individuale. Michael non difende più soltanto il padre, ma assume pienamente il codice mafioso come propria logica del mondo. In quel momento, abbandona per sempre l’Io americano e diventa un vero Corleone, accettando la violenza come strumento naturale del potere.

Nel mondo odierno pare che sia impossibile sottrarsi alla legge delle proprie radici, o superare nazionalismi ed egoismi e le guerre che suscitano. Spesso, tale “appartenenza” diviene rete di solidarietà e sostegno, ma facilmente degrada in una legge che schiaccia l’identità individuale e la persona viene sacrificata al “bene” del proprio gruppo, clan, nazionalità. E le ideologie moltiplicano il delitto.

Michael diventa ciò che aveva temuto, e ciò che forse era destinato a essere fin dall’inizio. Eppure lo stesso Padrino, Don Vito, confessa a Michael, in un drammatico dialogo: “Non avrei mai voluto questo per te”.

Ma c’è un Padre che ha dato a suo Figlio una missione di liberazione da questa legge inesorabile. Nella storia echeggia un annuncio rivoluzionario: “Non c’è più Giudeo né Greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (San Paolo).