C’è chi parla ai giovani. E li prende sul serio, affrontando con loro gli interrogativi viscerali che animano questa fase della vita. Non li commisera, non li tratta come specie protetta a rischio estinzione né come imbecilli vuoti e superficiali. Non dice “voi siete il futuro” ma “voi siete il presente e tra le vostre mani già si sta costruendo il futuro!”.

In seno al viaggio apostolico in Turchia e Libano, conclusosi martedì, Papa Leone XIV ha fortemente voluto dedicare un momento per incontrare i giovani. Ciò che ci propone l’effimero mondo dell’infotainment (informazione + intrattenimento) non sono i discorsi, ma le immagini: il Papa nella Moschea Blu, accanto ai patriarchi, che abbraccia Istanbul e Beirut. È il linguaggio più immediato e accessibile, più facile da redigere, più semplice da comprendere. I testi, invece, restano per lo più in archivio: richiedono tempo, attenzione, una lentezza che lo spettatore medio non esercita. Ma proprio per questo vale la pena recuperarne almeno una parte.

In Libano papa Leone ha incontrato oltre 15mila ragazzi. E questo lo abbiamo visto tutti, ma ciò che ha detto forse non ci è giunto. Ha risposto alle loro domande senza filtri, e ha condensato il senso del suo pontificato: “Mi avete chiesto dove trovare il punto fermo per perseverare nell’impegno per la pace. Carissimi, questo punto fermo non può essere un’idea, un contratto o un principio morale. Il vero principio di vita nuova è la speranza che viene dall’alto: è Cristo!”.

È ciò che il Papa ribadisce fin dal suo primo saluto dalla loggia di San Pietro: la pace del mondo nasce dalla pace del cuore, e la pace del cuore è Cristo. Per lui non esiste percorso di riconciliazione che non prenda avvio da qui. E ai giovani cristiani del Libano lo dice con franchezza: la pace non si costruisce con la protesta elevata a metodo, né con la provocazione mascherata da idealismo. La pace inizia lasciando che Cristo cambi il nostro cuore. Solo così può mettere radici.

Un’altra sua risposta che colpisce riguarda l’amore: “un amore a scadenza è un amore scadente – ha detto –. Non si ama davvero se si ama a termine, finché dura un sentimento”. Il modello dell’amore vero, quello capace di durare, è Cristo stesso: un amore senza termini e senza riserve. E questo “per sempre” non è un romanticismo fuori tempo, ma la forma più umana e più adulta dell’amare. Perché l’uomo è fatto per questo.