Il tempo di Natale è stato segnato dal viso di una bambina di quasi tre anni. Sono stati i giorni dell’angoscia dei due genitori, al suo letto prima nel pronto soccorso, poi in rianimazione, infine in pediatria.
La vita non fa sconti: dopo la gioia del Natale in cui tutta la famiglia si era raccolta per la venuta del Bambino Gesù, inno alla vita, la malattia si è rifatta viva, nonostante le accurate terapie, eseguite con fedeltà e amore dolente.
La liturgia del tempo di Natale ha accompagnato con realismo e tenerezza la vita di questa famiglia e delle persone a loro care. La liturgia si rinnova nell’oggi della vita dei cristiani.
Per i due genitori, subito dopo la festa del Natale, è venuta la giornata della testimonianza di speranza e di libertà di fronte al male che li ha assaliti. Come Santo Stefano, non hanno rifiutato la prova e l’hanno accolta e offerta.
Quella nascita che, stupiti, abbiamo adorato, è un mistero grandioso, che possiamo solo guardare attenti a come quella piccola vita, entrata nella storia umana in un villaggio della periferia dell’impero, si svolge nella storia umana. La chiesa ci offre subito l’occhio acuto e il cuore sincero di San Giovanni. L’apostolo prediletto, attraverso la vicinanza a Gesù e a Maria, ci rivela le profondità del mistero incarnato, che non sarà estraneo in nulla alla vita umana, condividendola fin nel dolore e nelle lacrime.
La piccola bimba, senza saperlo, ha potuto testimoniare che il dolore innocente può essere offerto, anche senza saperlo, attraverso la dignità composta della speranza incrollabile generata dall’annuncio del Natale. Anche se, solo due giorni dall’esplosione della gioia, questo dolore appare come l’inizio di un lungo calvario. Anche questi genitori, dopo i giorni in ospedale vicino a casa, son dovuti andare in un ospedale specializzato, lontani da casa, senza ancora una indicazione sulla diagnosi e sui tempi di miglioramento. Come la Sacra Famiglia in Egitto.
Te Deum laudamus, Te Deum confitemur…
Illuminati dalla luce degli occhi della bimba al suo risveglio e nuovamente allietati dal suo sorriso, possiamo lodare il Signore per averla restituita ai suoi genitori. E possiamo ragionevolmente riaffermare, confessare la nostra fede in un nuovo anno. Mai soli: il tempo che passa è Cristo che si avvicina.

Filippo Ciantia