Il respiro era diventato molto faticoso, mancava il fiato e, pur essendo a letto da settimane, si sentiva svenire. La mente era però lucida. Non riusciva a pronunciare bene le parole. Ma ricordava bene tutto. Rivedeva i suoi genitori e si ritrovava a volte mentre erano seduti a tavola, ma non capiva bene quanti anni avesse.

Rivedeva la sua classe, che le pareva veramente piccina. Ricordava anche i momenti difficili dettati dalla sua grave difficoltà a contenere il peso, anzi l’appetito. Le pareva anche di udire la sua voce squillante e forte, inconfondibile e chiara. Rivedeva tante volte il volto di Giovanni Paolo II che a Roma, prima di partire per la Nigeria aveva detto a lei e alle sue compagne: Memores Domini ut fructus vestrum maneat. Era il programma della sua vita.

Che belli i volti delle persone che avevano accompagnato Anna Maria nella vocazione e con le quali aveva vissuto “la casa”, in Italia e a Lagos. I sorrisi aperti e ingenui di tanti amici africani, il cielo terso, il traffico impossibile della capitale della nazione più popolosa del continente.

La gioia del canto e della vita comunitaria. Le mostre organizzate per raccontare il cristianesimo e quella indimenticabile del primo beato nigeriano Michael Iwene Tansi, che tanto l’aveva appassionata. Era piaciuta anche al Papa, in visita proprio per la cerimonia di beatificazione.

Ma era sfinita: è questa la fine? E tutti i miei pesi? Era entrato nella sua stanza l’amico sacerdote e immediatamente, tra le lacrime, Anna Maria avrebbe voluto confidare tutte le sue colpe, le ruvidezze, le esagerazioni, gli errori, le occasioni mancate. Neppure riusciva a proferire parola se non un sospiro.

L’amico sacerdote la conosceva molto bene: “Tutte queste cose non sono mai state: Lui solo è”. “Tu che hai fatto tanti viaggi complicati, difficili e imprevedibili per e dall’Africa, adesso devi compiere il viaggio più importante, l’ultimo viaggio. È il viaggio per cui siamo nati. Lui ti aspetta” Nella vita il carico dei dolori e degli errori può essere condiviso con gli amici.

Nell’ultimo viaggio siamo soli. “e io sol uno/m’apparecchiava a sostener la guerra” “Lui solo è”. Tutto il resto non conta più.

Il volto rigato dalle lacrime si sciolse in un sorriso dolente, ma sereno. Iniziò l’ultimo viaggio, quello vero. Qualche giorno fa, il 23 settembre.