Perché promuovere progetti a favore dell’invecchiamento attivo? Perché l’Italia è un Paese in cui la crescita demografica è molto bassa, particolarmente in alcune aree. Nel rapporto 2024 “Come si invecchia in un Piemonte sempre più anziano? Uno sguardo sulle opportunità dell’invecchiamento attivo”, dell’Osservatorio Demografico Territoriale del Piemonte, i residenti nella nostra regione con 65 anni e oltre, sono 1milione131 mila: il 26,6% della popolazione. Ecco perché occorre attenzione per una fascia di persone che supera ormai un quarto della popolazione complessiva.
Ma cosa si intende per “invecchiamento attivo”? È quel processo che consente alle persone anziane di mantenere una partecipazione piena e consapevole alla vita sociale, culturale, civile, economica e sportiva, con attività calibrate, e valorizzandone le esperienze e le relazioni sociali acquisite nel corso della vita. Per l’invecchiamento attivo ci vuole una programmazioni ad hoc, perché i bisogni sono diversi da quelli dei giovani o dei bambini e devono prevedere azioni che permettano di muoversi parallelamente su diversi livelli.
Sempre dal rapporto succitato, emerge che crescono le famiglie composte da coppie di anziani o da anziani soli (in Piemonte 383mila). Troppi vivono in una condizione di isolamento sociale. In Piemonte le donne anziane vivono sole più degli uomini poiché, dopo i 75 anni, hanno una maggiore probabilità di sopravvivenza e dunque di vedovanza.
Spesso, quando si trovano a confrontarsi più o meno all’improvviso con una tale situazione di solitudine, gli anziani vivono una condizione di non soddisfazione di uno dei loro (e nostri) bisogni fondamentali: poter scambiare conoscenze, competenze e sentirsi parte attiva in una comunità. Sono allora da valorizzare i centri a loro dedicati, ripensare gli spazi di vita (ancora non sono così diffuse le opportunità di cohousing) o servizi che possono essere condivisi da una piccola comunità, prevedere attività di potenziamento delle capacità cognitive presenti e residuali…
Contro i tagli “drastici” di fondi regionali per l’invecchiamento attivo si è scagliata la Consigliera regionale Monica Canalis del Partito Democratico, facendo rilevare che nel 2024 i fondi complessivi erano 2,9 milioni di euro scesi a 1,3 milioni nel 2025. Un trend inverso a quello demografico, mentre per l’invecchiamento attivo andrebbe incoraggiata invece una progettazione costante e aggiornata rispetto alla popolazione di riferimento.


