(elisa moro)Vivere rinnovati dall’amore di Cristo Risorto.

Un invito a vivere pienamente nella vita quotidiana la fede in Cristo accolta con la Pasqua, vera speranza e autentica novità per ogni credente: questo il tema ricorrente delle celebrazioni del Triduo pasquale presiedute dal Vescovo di Ivrea, Monsignor Edoardo Aldo Cerrato in Cattedrale.

Tre momenti fondamentali che hanno condotto i numerosi fedeli al gioioso annuncio di Pasqua, durante la Veglia del Sabato Santo.

Giovedì sera, alle ore 19, la Santa Messa “In coena Domini”, in cui la liturgia pone l’accento sull’Eucarestia e sul Dono totale che Cristo fa di se stesso. Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine (Gv 13, 1): nel pane e nel vino, nel farsi servo obbediente fino alla morte di croce (cfr. Fil. 2, 8), Cristo svela il vero volto di Dio, che “ama la sua creatura, l’uomo; lo ama anche nella sua caduta e non lo abbandona a se stesso. Egli ama sino alla fine. Si spinge con il suo amore fino alla fine, fino all’estremo: scende giù dalla sua gloria divina” (Benedetto XVI, 13 aprile 2006).

La Santa Messa dell’Ultima Cena è preludio all’ “ora” – per usare un termine amato dall’Apostolo Giovanni – del compimento delle Scritture, della vera Pasqua del Signore, verso la quale il suo operare era diretto fin dall’inizio.

San Giovanni descrive quest’ora, di “amore totale e di dono gratuito”, riprendendo le parole di Mons. Vescovo, con due parole: passaggio (metabainein, metabasis) ed agape – amore.

Le due parole si spiegano e completano a vicenda; ambedue descrivono croce e risurrezione, crocifissione come elevazione, come “passaggio” alla gloria di Dio, come un “passare” dal mondo al Padre; ecco il nuovo vero “passaggio”, prefigurato in quello del Mar Rosso per il popolo ebraico, libero dalla schiavitù dell’Egitto.

Dal Cenacolo all’agonia del Getzemani, fino al Calvario, al sacrificio totale sulla Croce.

È la solenne liturgia del Venerdì Santo, vissuta sempre alle 19 in Cattedrale, silenziosa ed eloquente al tempo stesso, un’autentica catechesi di gesti concreti: la prostrazione, la chiesa spoglia, il canto non accompagnato dal suono festoso dell’organo, la lettura devota della Passione, la preghiera universale, l’adorazione della Santa Croce

Nella serata uggiosa di sabato 30 marzo, dopo il grande silenzio del Sabato Santo, alle 22 ha inizio la Solenne Veglia, prendendo le mosse dal porticato adiacente il Vescovado.

ad annunciare la novità della Risurrezione, della vittoria di Cristo sul male e sulla morte, una “novità di cui non possiamo fare a meno se vogliamo uscire dalla vecchiezza che in tante forme attanaglia la vita”.

Pasqua è novità: la Chiesa “cerca di condurci alla sua comprensione, traducendo questo avvenimento misterioso nel linguaggio dei simboli nei quali possiamo in qualche modo contemplare questo evento sconvolgente. Nella Veglia Pasquale ci indica il significato di questo giorno soprattutto mediante tre simboli: la luce, l’acqua e il canto nuovo – l’alleluia” (Benedetto XVI, veglia pasquale 2009).

È questo l’augurio che Mons. Edoardo ha rivolto ai fedeli, ripetuto anche nel corso del Pontificale di Pasqua: “Lasciamoci sorprendere dalla novità che soltanto Cristo può dare. Lasciamo che la sua tenerezza e il suo amore muovano i nostri passi. Lasciamo che il battito del Suo Cuore trasformi il nostro debole palpito”, solo così si può diventare testimoni della Sua Risurrezione nella quotidianità e nella concretezza della vita.

(Si ringrazia Ferdinando Zorzi per la collaborazione al fotoservizio)