Una piccola edicola presente all’interno della Sacrestia della chiesa di Santa Croce di Ivrea permette di raccontare la nascita del sistema bancario in città e nel Canavese.

La predicazione di San Bernardino da Siena ad Ivrea portò alla costruzione del convento e della chiesa a lui dedicati gestita dai frati Francescani Minori Osservanti.

Uno degli scopi di quest’ordine monastico era la conversione degli ebrei e degli eretici: quando nel 1547 gli ebrei furono ammessi anche ad Ivrea, i frati iniziarono la loro propaganda contro la presenza in città di quelli che oggigiorno i Pontefici chiamano nostri “fratelli maggiori” nella fede. Ma il vituperio e le minacce non bastavano e, ad Ivrea come in gran parte d’Italia, vennero istituiti i Monti di Pietà per contrastare la pratica di prestito finanziario (definita usura) che caratterizzava parte delle attività economiche ebraiche. Scopo dei Monti di Pietà era prestare denaro ai bisognosi senza che questi “cadessero nelle mani degli ebrei”.

Ma la nascita dei Monti di Pietà, benedetta da San Bernardino da Feltre (“Chi aiuta uno fa bene, chi due meglio, chi molti meglio ancora.

Il Monte aiuta molti.

Se dai denaro a un povero perché si compri il pane o un paio di scarpe, quando egli avrà speso il denaro, tutto è finito.

Ma se quel denaro lo consegni al Monte aiuti più persone”), viene considerata dagli storici odierni ciò che ha creato il codice dell’odierna economia di mercato.

Sistema che con la Riforma protestante si biforcherà in un capitalismo “nordico”, erede di Calvino e Lutero, ed in uno meridionale, figlio dei mercanti toscani e dei seguaci di San Francesco.

Ad Ivrea monsignor Giacinto Truchi unì il Monte di Pietà alla Confraternita di San Rocco e a quella del SS. Nome di Gesù (che risiedeva nella chiesa omonima, oggigiorno la casetta situata sulla sinistra di chi accede all’oratorio San Giuseppe).

Il Monte invece aveva sede in una “casa di pesca” (quindi probabilmente vicino alla Dora), donata l’8 aprile 1601 dal senatore Antonio Guidetti, che si trovava nella parrocchia di San Salvatore. Con l’arrivo delle truppe francesi a fine Settecento tutte le confraternite e congregazioni vennero chiuse e alcune vennero profanate dai soldati (la chiesa del Gesù divenne addirittura il primo teatro civico eporediese).

Ma nel 1802, grazie anche all’intervento del sindaco eporediese Zanetti, il Monte di Pietà di Ivrea e la Confraternita del SS. Nome del Gesù vennero unite dall’allora vescovo Ottavio Pochettini sotto il nome di confraternita di Santa Croce.

Ecco spiegato il perché dell’edicola in legno dedicata agli iscritti al Monte di Pietà presente nella sacrestia della chiesa delle catene.

Nel corso dell’Ottocento cominciò ad affermarsi una nuova forma di organizzazione familiare, il risparmio, e per decreto regio del 7 maggio 1844 sorse – giusto a lato del Monte di Pietà – la Cassa di Risparmio di Ivrea, che venne messa sotto l’amministrazione della Confraternita di Santa Croce.

La direzione tecnica fu affidata al direttore del Monte di Pietà dell’epoca, Gian Battista Giovanetti, ma ormai ci stiamo avvicinando ad un’altra storia, diversa da quella appena riportata: quella dell’odierno sistema bancario.

Danilo Zaia

 

Redazione Web