La rassegna di concerti che l’associazione culturale Il Timbro ci regala ogni anno a fine estate ha preso avvio domenica 28 agosto nel cortile del Museo “Garda”.

Protagonisti della serata i due fratelli Cardelli: Matteo, pianista, e Giacomo, violoncellista, entrambi con un ottimo curriculum di studi, concorsi, concerti.

Veramente bravi e talentuosi, hanno eseguito un programma decisamente stuzzicante: di Beethoven, Sette Variazioni per violoncello e pianoforte Wo0 46 sul tema “Bei Maennern welche Liebe fuehlen” dal “Flauto Magico” di Mozart.

Lavoro senza numero d’opera (questo il significato di Wo0), quindi abbastanza giovanile (1801), ha aperto piacevolmente la serata, mostrando con quanta perizia e passione il compositore di Bonn si sia dedicato fin dalla gioventù alla variazione, che diventerà una delle cifre dell’ultima straordinaria stagione creativa.

Di Schumann, Phantasiestuecke op. 73, brano appassionato con il “phantasieren” tanto caro al compositore che, fantasticando, gioca mirabilmente con le melodie e la sua ricca tavolozza armonica.

Ma la “chicca” della serata sono stati due pezzi di compositori inglesi, Bridge (Sonata per violoncello e pianoforte H. 125) e Britten (Sonata per vc e pf op. 65).

Uscire dalla Mitteleuropa e far conoscere al pubblico i valori musicali di popoli ”periferici” alla “grande” cultura dei suoni tedesca, francese, italiana… mi pare operazione veramente interessante, che apre nuovi panorami e nuove possibilità di fruizione estetica per coloro che raccolgono questa simpatica provocazione. Franck Bridge (1879-1941) e, soprattutto, il suo allievo Benjamin Britten (1913-1976) sono i fautori della rinascita musicale inglese che, dopo i fasti dell’epoca medievale e poi elisabettiana, pareva essersi un po’… assopita, ed era stata troppo trascurata dai circuiti concertistici internazionali.

I melodrammi di Britten sfondarono finalmente le porte dei maggiori teatri d’ Europa e degli Stati Uniti d’America.

Non meno bella e interessante la musica strumentale: le atmosfere vellutate e oniriche della sonata di Bridge che si aprono in slanci appassionati, e a volte improvvisi, con movenze nuove e suggestive; la visione più moderna di Britten, la novità delle armonie e la varietà dell’insieme che si scosta parzialmente dai movimenti tradizionali, iniziando con un simpatico “dialogo” fra i due strumenti e proseguendo con uno Scherzo frizzante, pieno di humour e intelligenza compositiva; bellissima l’Elegia con squarci di pura passione che si stemperano in dolce malinconia, originali e trascinanti Marcia e Moto perpetuo finale.

Gli esecutori hanno dimostrato la loro alta levatura eseguendo tutti i brani in modo molto convincente: il canto del violoncello era sicuro, caldo e suadente, il tocco del pianista particolarmente incisivo e molto curato.

Direi proprio che la cura di ogni minimo particolare, una ricerca quasi maniacale del “bello” in ogni nota, in ogni modulazione, in ogni effetto, una raffinatezza portata fino all’estenuazione nel timbro, nell’agogica, nella dinamica e in ogni altro parametro musicale pensabile, sia stata la caratteristica saliente di queste esecuzioni.

Molto contenti gli ascoltatori: moltissimi gli applausi.

Carla Zanetti Occleppo