(Fabrizio Dassano)

Il 30 novembre, dopo un inquietante silenzio scandito solamente dalle mail “no-reply” che avvisavano del ritrovamento delle componenti mancanti della cucina promessa e pagata molto in anticipo, giunge una telefonata di un gentile trasportatore/montatore bulgaro.

Alle 9 il soggiorno è invaso di scatole e scatoloni, il frigo è sul pianerottolo davanti alla porta della vicina (eventualmente, se dovesse entrare o uscire di casa, telefonerà…). I due operai sono molto decisi e gentili, trasformano l’ultimo angolo di soggiorno in officina e alacremente iniziano a forare, imbullonare e quant’altro. Il cane Penny si è installato sul sofà e controlla ogni movimento trincerato dietro un muro di cartoni. Il figlio lavora al pc e al telefono da casa.

Io penso al mio ex vicino in campagna che sta rompendo il ghiaccio dall’abbeveratoio delle galline, dopo aver acceso la stufa e messo su la caffettiera. Le galline hanno finalmente un piumaggio invernale, molto fitto, ma insistono nel non fare le uova. Ci penseranno per Pasqua.

Il cielo è terso e azzurrissimo. Le montagne sono imbiancate e tutto sembra rassicurante…. Invece no! Perché è arrivato “Omicron”! La quindicesima lettera dell’alfabeto greco che imperversa su ogni canale radio, tv e internet.

Secondo il mio vicino è un inequivocabile segno apocalittico perché è un’assonanza con il famoso quanto maledetto libro “Necronomicon”. Lo “pseudobiblion” per eccellenza, cioè un libro mai scritto, ma citato come se fosse vero in altri libri realmente esistenti. L’idea fu dello scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft per dare verosimiglianza ai propri racconti, che diventò gradualmente un gioco intellettuale quando anche altri scrittori cominciarono a citarlo nei loro racconti di genere horror o fantascientifico.

Lo stesso Lovecraft fu costretto a confessare che il “Necronomicon” era una sua invenzione quando si accorse che troppa gente lo aveva preso sul serio. Anche oggi non mancano persone che credono alla reale esistenza del “Necronomicon”.

Secondo il mio ex vicino, che mi ha raccontato ogni cosa su questo libro che non c’è, il “Necronomicon” (in arabo: “Al Azif”) sarebbe un testo di magia nera redatto dal cosiddetto “arabo pazzo” Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen nell’VIII secolo e morto a Damasco in circostanze misteriose. Il mio ex vicino asserisce che il nome Alhazred sarebbe un gioco di parole costruito sul significato nascosto dell’inglese “all has read”, ossia “ha letto tutto”. Secondo Lovecraft il titolo originale dell’opera è “Al Azif”, un termine arabo che sarebbe usato per indicare i suoni notturni prodotti da certi insetti, ma che la tradizione popolare identifica con il linguaggio dei demoni.

Il mio ex vicino ha voluto anche raccontarmi la storia del libro: ipoteticamente scritto intorno al 730, il libro conterrebbe un racconto mitologico sui “Grandi Antichi”, la loro storia e i metodi per invocarli. Fu poi tradotto in greco da Teodoro Fileta, forse un monaco ortodosso di Costantinopoli nel 950. Sarebbe poi stato il danese Olaus Wormius a commentarlo in latino. Fu stampato in caratteri gotici nel XV secolo e ancora nel XVII secolo, probabilmente in Spagna.

Il mago elisabettiano John Dee e il suo assistente Edward Kelley sarebbero entrati in possesso di una copia del “Necronomicon” a Praga, durante una visita all’imperatore “occultista” Rodolfo II. Forse tradotto in inglese, ne resterebbero solo alcuni frammenti, poiché sembra che già dal Medioevo tutte le religioni organizzate del mondo quel libro lo avrebbero messo all’indice.

Noi invece “Omicron” lo schiacceremo con il pollice.