(Fabrizio Dassano)

Alle Poste italiane i miei genitori hanno il conto. Con la morte di mio padre è iniziata la guerra di Successione. Ne avevo sentite di tutti i colori. Il telefono delle Poste è irraggiungibile, allora faccio un ticket elettronico e vado da una gentilissima signora che, malgrado il lavoro mostruoso che ha, mi presenta la sua bella faccia sorridente dietro la mascherina.

È giovane e non ha paura del presente. Mi dice che mi richiamerà per l’appuntamento, che posso provare col sito dedicato. Io ci provo ma, triangolando col cellulare, la burocrazia informatica mi sputa fuori a ogni tentativo. Sono anziano… Non capisco più niente. Attendo la Sua chiamata come un segno divino. Un allineamento planetario con una visione estatica, ma per qualche settimana nulla.

Mi immaginavo un giornalista sul caso Ustica davanti al muro di gomma. Penso al peggio totale e nel frattempo mia madre che mi martella quotidianamente sulla Successione. Sono situazioni che ti rimandano alla Successione di Spagna e all’assedio di Ivrea del 1704. Inizio a pensare che lo Stato sia al tracollo dopo la fine della prima Repubblica, che non c’è più nessuna possibilità dopo gli esami cancellati dall’Asl… la caduta dell’impero romano, le sette piaghe d’Egitto, l’esame di maturità degli anni ’80. E invece no! Ieri mi arriva una telefonata dal fisso, che perdo, perché ero al telefono con mia madre che mi martellava sulla Successione, come se io fossi il ministro incapace delle Poste e telecomunicazioni, mi martella di nuovo come se avessi 17 anni e non metto a posto la camera da letto e lascio i vestiti in giro. Eppure ne ho 58 di anni e non sono ministro!

Comunque questa creatura statale mi risponde! Una dea, gentilissima, quasi innaturale, serafica mi dice: “Purtroppo non mi ha risposto prima e ho fatto passare molte persone prima di lei, ma dovrei avere un posticino per le 14 di venerdì prossimo!”. “Va bene! – dico io, come se mi avessero accettato la candidatura nella legione straniera come ultima possibilità della mia vita –. Perfetto! Io con questa sua telefonata riesco a contenere mia madre e a sopravvivere!”. Volevo quasi dirle che l’amavo, che le volevo bene! Che ero disposto a sposarla subito, pur che mi levasse il martello quotidiano sulla guerra di Successione di mia madre!

Vedete, in famiglia va così: mio fratello fa tutti i lavori manuali in casa di mia madre, dall’orto al pollaio, dalle potature di stagione alle cose strane con gli innesti che fanno le albicocche, parla con gli uccelli e aggiusta le tegole del tetto. Io, che morirei di inedia in un campo fertilissimo accanto a un sacco di sementi, mi sorbisco tutti quelli burocratici.

Non so quale sia la via peggiore. A dire il vero ne ho avuto prova a gennaio, quando sono dovuto precipitarmi a casa della mamma per una perdita in caldaia. Mio fratello dalla Val di Susa, dove vive, non riusciva a tornare in Canavese per tamponare le falle. Vado giù con chiave serratubi e tutte le mie nozioni di idraulica: un disastro, sono riuscito ad allagare il locale caldaia, la camera da letto con il palchetto in legno e rompere il rubinetto del secondo termosifone: ogni cosa che toccavo perdeva acqua da tutte le parti, mi sembrava di essere a bordo del regio sommergibile Sciré durante l’affondamento da parte degli inglesi. Una battaglia perduta. Un disastro letale. Mi mancava solo la maschera con il boccaglio.

Mia madre mi ha portato i vestiti di ricambio, di mio padre buonanima, con quello sguardo che dice tutto: “Sarai bravo con le carte ma… con i termosifoni non capisci niente”. Rientro colpito e affondato a Ivrea: ero solo riuscito a chiudere il rubinetto generale dell’acqua e lasciare mia madre accanto alla stufa a pellet e senz’acqua.

Nel frattempo era arrivato un vero idraulico mosso da pietà umana a rendere la casa vivibile. E io che volevo trionfare su tubi e volantini, che già mi vedevo con la feluca da contrammiraglio!

Meno male che il mio ex vicino con la sua nave sarà molto meglio attrezzato di me. La prossima volta mi sa che vi parlerò del suo varo!